Le quattro dimore divine

 


Questo nome così pieno di fascino indica nel buddismo quattro realtà importanti e umanizzanti. Sono quattro perle preziose senza le quali la vita è brutta e priva della luminosità necessaria nelle relazioni che viviamo quotidianamente. È necessario meditare sulle quattro dimore divine per contrastare il clima di poco rispetto e aggressione che sembra diffondersi sempre di più nel nostro tempo. 

Le quattro dimore divine sono:
muditā (gioia compartecipe), mettā (gentilezza amorevole), karunā (compassione) e upekkhā (equanimità).

Sono quattro qualità o stati mentali altamente desiderabili; è l'amore che si fa in quattro, che si esprime in preziose sfumature.

Vivere queste dimensioni ci permette di riposare nelle dimensioni più profonde dello spirito umano, pur vivendo le nostre solite travagliate giornate.

Sono stati mentali da coltivare nella meditazione con pazienza e fiducia.

Muditā è la gioia compartecipe, 
è offrire gioia all'altra persona e considerare la gioia altrui come la propria. Gioire delle gioie degli altri e offrire la nostra gioia agli altri, rompe tanti schemi e abbatte quelle barriere sottilissime ma resistenti che la rivalità inevitabilmente crea. 
Non siamo rivali in gara, ma compagni di viaggio, sostegno reciproco nel cammino faticoso della vita. La competizione e la rivalità rendono disumani. 
Coltivare la gioia compartecipe è coltivare l'umanità migliore in noi. 

Mettā è la gentilezza amorevole, l'amore e la benevolenza senza discriminazione. Ognuna di queste parole meritano attenta riflessione. Gentilezza, derisa e necessaria: spesso ci vergogniamo di gesti gentili e ci imbarazzano quelli che ci rivolgono. È urgente domandarsi perché. 
Il conflitto, il contrasto, la lotta fine a se stessa per dimostrare chissà cosa, si portano via il meglio di noi e scavano un fossato sempre più profondo con il resto del mondo. C'è chi, da stolto, si vanta di questo. Coltivare la gentilezza amorevole è utile e necessario come quando si piantano fiori negli angoli più brutti delle nostre città. Il nostro cuore si nutre di gentilezza amorevole, la cerca, segretamente la sogna. Ciò che coltiviamo dentro, traspare all'esterno. 
Un gesto, una parola, un segno, spesso hanno cambiato il senso di una nostra giornata. Potrà cambiare la giornata di tanti se ora, nel mio cuore, coltivo la gentilezza amorevole guardando tutti con cuore amico, fiducioso, speranzoso, sentendo il desiderio che ognuno sia libero da ciò che fa soffrire. Coltivare benevolenza è vitale. La malevolenza è automatica e schiavizzante. La benevolenza è ribellione a questo stato interiore disumanizzante. 

Karunā è la compassione.
È il cuore materno verso chi è prigioniero dei suoi problemi, verso chi soffre in qualunque modo. È la capacità di vedere e comprendere la sofferenza dell'altro, di partecipare al dolore altrui.
Anche questo è un fiore prezioso e delicato da coltivare nel nostro giardino interiore.
La compassione ci porta ad aprirci all'altro, a sentire la connessione con lui, a renderci conto che la sofferenza accomuna tutti gli uomini, al di là della facciata che mostrano. Chi è causa della nostra sofferenza è uno che soffre. Mi fermo a sentire la sua sofferenza, sento le nostre sofferenze e desidero che la compassione ci guarisca entrambi. 
La compassione non ha confini, non è preclusa a nessuno. La compassione è unguento risanante e profumato per ogni ferita. Medito mettendomi nei panni degli altri, sentendo le nostre sofferenze e apro il cuore al buon profumo della compassione reciproca.  

Upekkhā è equanimità. Il sole è equanime, risplende su tutti senza distinzioni. La terra è equanime: è in grado di ricevere e trasformare sia sostanze pure che sostanze inquinanti. Equanimità è lasciare andare attaccamenti, preferenze e avversioni; è la capacità di osservare fatti, persone, situazioni ma anche pensieri, emozioni e sensazioni, accogliendoli per quello che sono, senza giudizio. 
Non è distacco che disprezza e non si interessa. È quella distanza giusta che ci permette di vedere le cose nel suo insieme e non solo da un punto di vita particolare e limitato. È guardare e ascoltare senza giudicare. È disobbedienza al pregiudizio automatico che mi fornisce subito soluzioni di rifiuto e chiusura. 
Coltivare nel giardino interiore l'equanimità è fare un lavoro che ci rende più umani e più divini. Rimandare un giudizio, cambiare prospettiva, prendere le distanza dai sentimenti del momento, è un'urgente benedizione al nostro vivere. 

Tante parole preziose e luminose di Gesù e Paolo possono aiutarci nel meditare sulle quattro dimore divine:

“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

“Ama il tuo prossimo come te stesso”
 
"Siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti".

"Non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato". 

"Chi fa opere di misericordia, le compia con gioia".

"Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite".

"Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto". 

"Non rendete a nessuno male per male". 

"Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere".

"Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene".

In silenzio, mi fermo e lascio che questi semi attecchiscano nel terreno del mio giardino interiore.





Commenti

  1. Oggi mi regalò tempo per lasciar accogliere attecchire i semi di queste quattro dimensioni dell' amore .non scelgo da chi partire, ma lascio che il mio cuore posi sul cuore di una di queste quattro dimore. Silenzio, vuoto,ascolto saranno il terreno per queste perle. Grazie carissimo

    RispondiElimina
  2. "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene".


    Il conflitto, il contrasto, la lotta fine a se stessa per dimostrare chissà cosa, si portano via il meglio di noi e scavano un fossato sempre più profondo con il resto del mondo

    Signore salvaci

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il fiume e il mare

Un altro passo

L'amore scaccia la paura