Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2020

Kyrie eleison

Immagine
  “Signore, amami teneramente” Nel nuovo messale, che a breve inizieremo ad utilizzare nelle celebrazioni eucaristiche, c'è una modifica che mi ha sorpreso: diremo "Kyrie eleison" invece di "Signore pietà".  Mi sono chiesto il perché di questo ritorno al greco antico, quello in cui è scritto il Nuovo Testamento, e ho scoperto cose molto belle. Dico subito che la traduzione Signore pietà, è la più povera di significati e poi nel nostro linguaggio comune avere pietà di qualcuno sa di umiliazione. Sono due parole ricche di tante risonanze se lette alla luce del vangelo e della tradizione dei Padri. Questa invocazione ricorre dieci volte nei Vangeli sinottici ed è rivolta a Gesù (Mt 9,27; 15,22; 17,15; 20,30-31 [2x]; Mc 10,47-48 [2x]; Lc 17,13; 18,38-39 [2x]). E precisamente in questi passi è scritta così: Kyrie eléēson (Κύριε ἐλέησον). Tutta la Scrittura proclama che Dio è Signore (Kyrios).  Due soli esempi, per gustare tutta la bellezza di questa invocazione. &quo

Siedo di fianco alla mia mente

Immagine
In ogni tradizione religiosa si trovano parabole, racconti, quadretti deliziosi, perché gli insegnamenti passano meglio e vanno più in profondità per la via dell'intuizione che per un faticoso ragionamento. Tutti conosciamo le parabole del vangelo, i racconti dei padri del deserto, i fioretti di santi e di guide spirituali, e da ognuno di questi racconti attingiamo sapienza in modo bello.  Il racconto che meditiamo oggi viene dalla tradizione buddista, ed ha come tema la meditazione. Come insegnare a meditare? Come definirla? Come farne capire l'utilità per la nostra vita di tutti i giorni? Un bel racconto risponde a queste ed altre domande, senza stancarci e divertendoci. Il nostro intuito arriva prima del ragionamento e un racconto bello conquista prima il cuore di un noioso trattato.  Si narra: Un giorno Buddha stava attraversando una foresta. Era assetato, per cui disse ad Ananda, il suo primo discepolo: “Ananda, torna indietro. A qualche miglio da qui abbiamo attraversato

Tieniti dritto e sorridi

Immagine
Leggiamo e meditiamo insieme una poesia di Lanza del Vasto, discepolo di Gandi, e come lui profeta della non violenza. Personaggio originale e pieno di carismi,  musicista, scultore, pittore, orafo, scrittore, ma soprattutto ebbe la fama di profeta, pacifista, riformatore e mistico. A chi gli chiedeva “sei cristiano?”, rispondeva: “Sarebbe bene prezioso dire di sì. Tento di esserlo". Instancabile educatore, ha fondato comunità di vita in cui le regole della non violenza e della riconciliazione ne costituivano la struttura.  Leggendo questa poesia mi è tornato in mente il monito di Paolo: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene" ( Rm 12, 21). Il nostro testo ci esorta in ogni modo alla perseveranza nel bene, nel tenere ferma la strada intrapresa, facendolo con gentilezza e benevolenza, col sorriso appunto. Idealisti rancorosi e riformatori dal pugno di ferro non fanno, alla lunga, il bene di nessuno.  Ascoltiamo la sapienza di un uomo di pace:  "

La Pasqua di Francesco

Immagine
  Sabato 3 ottobre 1226 Francesco, il poverello di Assisi, sta morendo. Già da alcuni giorni si sta preparando a questo passaggio, a questa ennesima trasformazione. I suoi fratelli gli sono attorno. Lui compie dei gesti in preparazione, celebra la sua morte. Proprio così, celebra la sua morte come ha fatto Gesù il giorno prima nella cena del giovedì santo.  Celebrare i passaggi fondamentali della vita sappiamo tutti che senso ha. Compleanno, matrimonio, laurea, inizio di un nuovo lavoro, tante occasioni che non lasciamo scorrere in modo anonimo, ma celebriamo festosamente con le persone più care. Celebrare è un gesto di vita che rende più prezioso il passaggio che si vive. Gesù ha celebrato la sua morte il giorno prima che accadesse, cogliendo l'occasione della cena pasquale che stava condividendo con i suoi discepoli. Celebrare significa onorare con lodi, esaltare. Si può onorare la propria morte, esaltarla come un passaggio vitale e prezioso? Gesù l'ha fatto. Francesco d'