Amare Dio senza perché
C'è una pagina di Meister Eckhart, mistico tedesco medievale, che mi affascina per la sua profonda misteriosità. È una vera sfida alla mia visione di fede. Ogni volta mi costringe ad un nuovo punto di vista su Dio.
Dal Dio altro da me al Dio in me, è un passaggio necessario che il Vangelo insistentemente mi chiede. Sapersi abitato da Dio, sapere che la mia anima è il suo cielo, toglie il fiato.
Ma Eckhart chiede ancora un altro passo, ancora più sorprendente e profondo.
Leggiamo insieme:
"Il Padre genera
incessantemente il Figlio.
Quando il Figlio è generato, non prende niente dal Padre, perché ha tutto, ma quando il Padre lo genera, egli prende dal Padre.
Di conseguenza, noi non dobbiamo desiderare nulla da Dio, come se fossimo estranei. Nostro Signore dice ai suoi discepoli: Io non vi ho chiamato servi, ma amici. Chi desidera qualcosa dall'altro
è un servo, e chi ricompensa
è un signore.
Mi chiedevo di recente se volessi ricevere o desiderare qualcosa da Dio. Ci rifletto molto bene, perché se ricevessi qualcosa da Dio, sarei al di sotto di lui come un servo, e lui,
donando, come un signore.
Non dobbiamo essere così
nella vita eterna.
Proprio qui ho detto una volta,
ed è vero: se l'uomo si appropria
o prende qualcosa di esteriore
a se stesso, non è bene.
Non si deve cogliere o considerare Dio come esterno a noi stessi, ma come nostro bene proprio e come cosa che è in noi stessi; non si deve neppure servire o agire in vista di un perché: né per Dio, né per il proprio onore, né per qualsiasi altra cosa fuori di sé, ma soltanto per ciò che è in sé suo essere proprio e sua propria vita.
Molte persone semplici si immaginano che devono considerare Dio come lassù,
e loro quaggiù.
Non è così.
Io e Dio siamo uno.
Con la conoscenza accolgo Dio in me, con l'amore penetro in lui. Alcuni dicono che la beatitudine non risiede nella conoscenza, ma solo nella volontà. Essi hanno torto,
infatti se risiedesse solo nella volontà, non vi sarebbe unità.
Agire e divenire sono una cosa sola. Quando il falegname non lavora, la casa non si fa. Quando la scure non agisce, anche il divenire è fermo.
Dio e io siamo uno in questa operazione: egli opera e io divengo. Il fuoco trasforma in sé ciò che gli è portato, che diventa sua natura.
Non è il legno che trasforma in sé il fuoco, ma il fuoco che trasforma in sé il legno. Nello stesso modo noi siamo trasformati in Dio, in maniera tale che lo conosceremo come egli è.
San Paolo dice: Così lo conosceremo, io lo conoscerò come lui mi conoscerà, né più né meno, assolutamente nello stesso modo.
I giusti vivranno eternamente, e la loro ricompensa è accanto a Dio, del tutto simile.
Che Dio ci aiuti ad amare la giustizia in se stessa e Dio senza perché. Amen".
Non sono estraneo con Dio.
Non è fuori ma dentro di me
il mio Dio.
Io e Dio siamo uno.
Con la conoscenza lo accolgo, con l'amore lo abbraccio.
Io e Dio fuoco nel fuoco.
L'Amore non ha un perché,
è gioia in sé stesso.
Voglio vivere di stupore.
Voglio lasciarmi prendere
da tanta bellezza.
Voglio cantare senza fine.
Sapere che sono un tutt'uno con Dio è una meravigliosa scoperta, perché mi spiega il bisogno di cercarLo, di trovarLo. Come in un rapporto sponsale, io ho bisogno di Dio, Dio ha bisy di me, di tutti, per essere ciò che Dio stesso fece nei giorni della Creazione, per realizzare quel progetto d'amore che fece perdere a Dio parte di sé, per essere in me
RispondiEliminaOgni volta che la mia mente e il mio cuore
RispondiEliminapercepiscono per un attimo
la verità che Dio è in me
in quel preciso momento
nasce Dio.
Si, nasce ogni volta che lo accolgo,
perché Lui è dentro di me non è fuori di me.
L'espressione che mi riempie,
che mi fa affondare
nell'immensità del mio Dio è:
Il Natale dell'anima.
Vieni Signore Gesù,
fa che io allarghi sempre di più
la mia consapevolezza
del Tuo essere in me.
Innanzitutto grazie per la bellissima pagina trovata ed offerta.
RispondiElimina"Agire e divenire sono una cosa sola. Quando il falegname non lavora, la casa non si fa. Quando la scure non agisce, anche il divenire è fermo.
Dio e io siamo uno in questa operazione: egli opera e io divengo."
È la descrizione dell'affidarsi davvero all'ignoto proprio dell'opera dello Spirito Santo.
Ciò che ancora davvero continua a mancare come completamento dell'opera terrena oggi vissuta come unità dei credenti nella S.S. Trinità.