Ginnastica del desiderio


Cos'è che fa sì che un essere umano si sporga oltre sé stesso?

Cosa ci trascina verso l’apertura di una frontiera, l’oltrepassamento di un limite, lo spalancamento di orizzonti?

Il desiderio è ciò che smuove le anime verso tutte le direzioni, questa è la risposta di Aristotele.

Il desiderio fiorisce sulla consapevolezza di una assenza, di una mancanza, di un'attesa.

L'origine latina della parola è 
de–sidera, lontano dalle stelle. 

Come in alto così in basso, il desiderio diventa uno 
dei sentimenti che guida 
la nostra vita.

Ma è anche il desiderio che vivifica quell’ "amore che non muore", 
di cui parla l’apostolo Paolo. 

Agostino, commenta la prima lettera di Giovanni apostolo, dicendo che, 
in fondo, tutto quel che possiamo desiderare è riassumibile 
in due sillabe: Dio.

Leggiamo insieme questa sua pagina:

    "L’intera vita del fervente cristiano è un santo desiderio. Ciò che poi desideri, ancora non lo vedi, ma vivendo di sante aspirazioni ti rendi capace di essere riempito quando arriverà il tempo della visione.
    Se tu devi riempire un recipiente e sai che sarà molto abbondante quanto ti verrà dato, cerchi di aumentare la capacità del sacco, dell’otre o di qualsiasi altro contenitore adottato. 
Ampliandolo lo rendi più capace. Allo stesso modo si comporta Dio.
    Facendoci attendere, intensifica il nostro desiderio, col desiderio dilata l’animo e, dilatandolo, lo rende più capace.
    Cerchiamo, quindi, di vivere in un clima di desiderio perché dobbiamo essere riempiti. Considerate l’apostolo Paolo che dilata il suo animo, per poter ricevere ciò che verrà. Dice infatti: «Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto» 
(Fil 3, 13).
    Allora che cosa fai in questa vita, se non sei arrivato alla pienezza del desiderio? «Questo soltanto so: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3, 13-14). Paolo ha dichiarato di essere proteso verso il futuro e di tendervi pienamente. Era consapevole di non essere ancora capace di ricevere «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo» 
(1 Cor 2, 9).
    La nostra vita è una ginnastica del desiderio. Il santo desiderio sarà tanto più efficace quanto più strapperemo le radici della vanità ai nostri desideri. Già abbiamo detto altre volte che per essere riempiti bisogna prima svuotarsi. Tu devi essere riempito dal bene, e quindi devi liberarti dal male. Supponi che Dio voglia riempirti di miele. Se sei pieno di aceto, dove metterai il miele? Bisogna liberare il vaso da quello che conteneva, anzi occorre pulirlo. Bisogna pulirlo magari con fatica e impegno, se occorre, perché sia idoneo a ricevere qualche cosa.
    Quando diciamo miele, oro, vino, ecc., non facciamo che riferirci a quell’unica realtà che vogliamo enunziare, ma che è indefinibile.
    Questa realtà si chiama Dio. E quando diciamo Dio, che cosa vogliamo esprimere? Queste due sillabe sono tutto ciò che aspettiamo. Perciò qualunque cosa siamo stati capaci di spiegare è al di sotto della realtà. Protendiamoci verso di lui perché ci riempia quando verrà. «Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2)".


Educare il desiderio significa affidarsi ad un mistero, ad un rischio, a una sorpresa. 
L' apostolo Paolo scrive: «Occhio non vide, orecchio non intese, né mai in cuore entrò quel che Dio tiene in serbo per quanti a Lui si affidano» (1Cor 2,9).

"La nostra vita è una ginnastica del desiderio".

Giulio Cesare, nel suo "De bello gallico", parla dei desiderantes, cioè dei soldati che, di notte, svegli sotto le stelle, attendevano speranzosi il ritorno dei commilitoni che avevano combattuto di giorno sul campo di battaglia.

A questo ci spinge e ci educa la fede: essere desiderantes, uomini e donne di desiderio, in attesa del ritorno di Colui che il cuore attende più che ogni altra cosa. 

E allora "protendiamoci verso di Lui perché ci riempia quando verrà".



Commenti

  1. E allora "protendiamoci verso di Lui perché ci riempia quando verrà".
    Essere svuotato delle mie "stronzate" e rimpirmi di LUI
    Un pò come ha fatto Geremia;nella prima lettura di oggi,s' evince la sua preoccupazione di essere stato solo esposto ad attacchi altrui....ma poi s'accorge che dentro ...si muove quel seme che non muore ,a cui attingere quando si viene meno nelle forze,nella fiducia....
    SVUOTAMI DI ME
    Amen

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  2. «Questo soltanto so: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3, 13-14).

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  3. Dal momento in cui ti ho incontrata, Signore, il desiderio di stare con Te non si appaga mai, ma diventa sempre più forte, più ti seguo, più ti lasci inseguire, lasciando dietro una scia di freschezza, un profumo di solidarietà e misericordia. Ma so che un giorno non avrò più questo desiderio, perché la tua mano sarà per sempre nella mia

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  4. Bisogna liberare il vaso da quello che conteneva, anzi occorre pulirlo. Bisogna pulirlo magari con fatica e impegno, se occorre, perché sia idoneo a ricevere qualche cosa.

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