Rammendare


Tessere relazioni è un'arte.
E come tutti i lavori di tessitura c'è bisogno di riparare i buchi, riannodare i fili spezzati, di lavorare con pazienza e perseveranza.

Le nostre relazioni sono facili a subire ferite, rotture.
Nessuno si arrenda ai danni.

Il consumismo ci ha educato a buttare via e prendere cose nuove.
Non è la via per relazioni profonde e durature.

Una preziosa provocazione sul perdono ci viene da Chandra Candiani, scrittrice buddista.

Lo chiamano «perdono». Ma cosí la giustizia resta indifesa. Il dono, se è per qualcuno, non è piú dono. Nella visione orientale, donare è vero donare solo se non c’è piú né chi dona né chi riceve e nemmeno il dono stesso, solo il puro gesto. Allora la giustizia è trascesa.
Ma sulla terra, nell’immanenza, c’è un gesto magnifico e in via di sparizione: il riparare. Posso ripararmi dal pericolo e dalla pioggia e posso riparare le scarpe come fa il ciabattino, o l’orologio come fa l’orologiaio e cioè posso non buttare via né il danno né quello che è danneggiato. Sono parole che hanno a che fare con il lavoro anziché con il dono. Non hanno trascendenza ma rappezzatura. Stanno qui. Guardano con attenzione il danno, lo studiano, progettano passo passo la riparazione.
È un’andatura che ha a che fare con il passo della compassione, perché si può aver compassione del cosiddetto “nemico”, di chi ci ha ferito e danneggiato anche per sempre. Chi è ferito è danneggiato ma chi ferisce è condannato a vivere di fronte a se stesso ogni minuto della sua vita, e sa. Anche se a tutti gli altri è ignoto, sa.
Ripararsi da altro male, non permetterlo piú, fermare la mano anche quando è ben travestita.
Chi sa rammendare, rattoppare, è addestrato a lottare al buio e al buio inizia a lavorare con i fili, a separare, unire, cucire e disfare. Non ha niente a che fare con la superiorità di chi perdona.




Commenti

  1. Rammendare è un’andatura che ha a che fare con il passo della compassione, perché si può aver compassione del cosiddetto “nemico”, di chi ci ha ferito e danneggiato anche per sempre. Chi è ferito è danneggiato ma chi ferisce è condannato a vivere di fronte a se stesso ogni minuto della sua vita, e sa. Anche se a tutti gli altri è ignoto, sa.
    Ripararsi da altro male, non permetterlo piú, fermare la mano anche quando è ben travestita.
    Chi sa rammendare, rattoppare, è addestrato a lottare al buio e al buio inizia a lavorare con i fili, a separare, unire, cucire e disfare. grazie è la risposta a un interrogativo che mi ha accompagnato tutto il giorno ieri ora so cosa e come mi devo comportare

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  2. "L'amore è creativo" dice spesso il nostro caro Papa Francesco, pur di non perdere l'amato si fa di tutto. Se l'altro chiude la porta, l'amante troverà sempre una finestra dove entrare. È l'arte di Dio, è l'arte di chi ama e soffre con l'amato per gli errori fatti e ricevuti.

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    1. Credo che il perdono si possa considerare tale quando il dolore che ci è stato procurato scomparirà o si assopira

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  3. Visitare paesi del sud del mondo,mi ha fatto vedere ,constatare di persona l'opera creatrice che sanno fare,quando devono riparare un qualsiasi oggetto;qui da noi tranquillamente gettiamo via.
    Il consumismo è insito non solo in comportamenti materiali, ma anche nei rapporti interumani.
    Quanta arroganza,superbia nel sopraffare il fratello.
    Gestire in modo lapidario un evento.
    Non vestirsi di compassione, di sentimenti di sopportazione, di venirsi incontro,di lasciare...stare e creare una sorta di rattoppo virtuale su quella relazione che si sta sgretolando....
    Signore donami sempre una logica riparatrice e di dono
    Tu in cambio prometti pace e serenità al.mio cuore,alla mia esistenza...sempre
    Amen

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  4. Bellissima riflessione... in questi giorni inseguo pensieri di divisione, di fratture irreparabili... vorrei coltivare il desiderio del rattoppo, comprenderne la ricchezza e la pienezza... ricucire si può ma bisogna essere in due... certo la disarmonia uccide.. a te Signore chiedo il dono della "vita"

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