Trovare la propria voce

I nostri tempi sono caratterizzati dalle mode, da scelte massificanti.
Tutti vestiti con lo stesso stile, tutti ad ascoltare la stessa musica, tutti a frequentare gli stessi luoghi.

Forse è più facile e meno faticoso rinunciare a scelte personali?
Forse è più facile seguire il branco senza l'impegno di pensare e decidere in prima persona?
Sarà più facile ma è certamente mortificante.
Rischiamo di non vivere la nostra vita.

Bisogna imparare a trovare la propria voce, il proprio passo, il proprio ritmo. 

La sapienza ebraica ci ricorda che, nel mondo futuro, non ci sarà chiesto se siamo stati Mosè, ma se siamo stati noi stessi.

Chandra Candiani, scrittrice buddista, attira la nostra attenzione sulla necessità di guardare in questa direzione, feconda e liberante.

"Noi siamo fatti di tutti gli altri, seguiamo costantemente le orme di qualcuno, poi le abbandoniamo per seguirne altre o per perderci per un po’ e ritrovare altre tracce. Ma arriva un momento in cui è importante scavare i propri solchi, fare una fatica nuova, piú rischiosa, mettendo in gioco la propria capacità di errare. 
Continueremo a essere fatti di tutto e di tutti ma, in quel passaggio, il confronto può diventare uno dei grandi nemici della gioia: è l’occultamento della possibilità di trovare la propria voce, il proprio passo, nella vicinanza a se stessi che fa sentire soli e maldestri.
Un antico apologo ebraico racconta perché il corvo cammini zoppicando.
Una volta un corvo vide una colomba, che camminava piú aggraziata di tutti gli altri uccelli. Il passo della colomba lo incantò e decise in cuor suo: anch’io voglio muovermi come lei. Ma in tal modo gli dolevano le ossa. Gli uccelli lo prendevano in giro, perciò il corvo, vergognoso, decise: tornerò all’andatura di prima. Ci provò, ma invano, perché aveva ormai dimenticato i suoi movimenti originari. Da allora saltella, perché non è piú capace di camminare in nessuno dei due modi.
La via d’uscita è sempre la stessa, accorgersi quando ci stiamo paragonando a qualcuno per farci del male, fermarci, dirci: «Confronto», e liberare la mente, ammirare la bellezza di un altro e riposare nel mistero della propria bellezza invisibile, senza qualcuno che ci guardi con tenerezza.
C’era una volta un millepiedi che incontrò un coniglio. Il coniglio lo guardò camminare per un po’ e poi chiese al millepiedi: «Come fai a camminare con tutte quelle zampe? Non ti confondi? Come fai a sapere quale muovere per prima?» 
Il millepiedi si guardò le mille zampe, le studiò un po’, riprese a camminare e cadde. Allora, dopo essersi rialzato, fissò negli occhi il coniglio e disse: «Mi hai fatto perdere la mia semplicità». E se ne andò via spedito.
La semplicità riconosciuta e indossata senza vanto, come una semplice pelle data in dotazione, è involontaria gioia".


Commenti

  1. La semplicità riconosciuta e indossata senza vanto, come una semplice pelle data in dotazione, è involontaria gioia".
    Donami saggezza,scaltrezza,capacità di discernimento ,sempre quando sono davanti ad un "idolo"!
    Si.
    Purtroppo si assiste e si legge in queste preziose riflessioni di questo blog di stamani,all'effetto massa....dico io;quello che tutti per essere IN,essere accettati,essere del "momento" si autolesionano,si ammorbidiscono,si genuflettono a varie mode.
    Perdendo la personalità peculiare innata di ognuno di noi.

    SILENZIO.
    Cosa si può dire,se non pregare per questo fenomeno epidemico.

    Donami,scrivevo più sopra,di essere scaltro nel discernere quello che è buono per me!
    Fammi essere sempre Giulio.
    Amen

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  2. La sapienza ebraica ci ricorda che, nel mondo futuro, non ci sarà chiesto se siamo stati Mosè, ma se siamo stati noi stessi.

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  3. Noi siamo fatti di tutti gli altri, seguiamo costantemente le orme di qualcuno, poi le abbandoniamo per seguirne altre o per perderci per un po’ e ritrovare altre tracce. Ma arriva un momento in cui è importante scavare i propri solchi, fare una fatica nuova, piú rischiosa, mettendo in gioco la propria capacità di errare.

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  4. Sono una tua creatura, Signore, che sia come un seme di quercia o di un filo d'erba, fammi sbocciare e venire alla luce, semplicemente per quella che sono

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    Risposte
    1. È nella semplicità delle cose che si trova la gioia di vivere senza bisogno di emu are qualcuno ma solo ringraziare Dio per questo stato di grazia

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  5. Bellissima la storia del corvo... a seguire gli altri si perde se stessi... la massificazione dà sicurezza ma mortifica... è accettabile in un adolescente ancora alla ricerca del sè ma in un adulto è mortale..

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  6. Per carattere, ho sempre cercato di sfuggire il branco; in esso c'è SEMPRE un capo e ci sono, infine, gli "altri" che hanno perso, spessissimo senza rendersene conto, la propria identità e autonomia.
    Ho detto "cercato" perché talvolta è capitato
    di arrivarci molto vicino...
    Le reti che vengono tese, purtroppo, sono tantissime e sempre più "nascoste", "mimetizzate", "paradisiache" ma l'unione che "urlano" diventa spesso e volutamente separazione che lascia profonde ferite (Divide et impera! ... guai se non fosse così! Perderebbero il loro regno!)
    Allora mi è venuta incontro la parola: [Matteo 7,15-20] è il discernimento. Dice Papa Francesco: “ognuno deve fare la sua scelta”. La via di Gesù chiede scelte definitive, scelte forti. Per questo “la verifica se un cristiano è un cristiano davvero è la sua capacità di portare con gioia e con pazienza le umiliazioni”.

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  7. Arriva un momento in cui è importante scavare i propri solchi

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