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Visualizzazione dei post da novembre, 2024

Né rimpianti né preoccupazioni

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Due movimenti del cuore tradiscono i nostri passi: la fuga nel passato o la fuga nel futuro. Rimpianti e preoccupazioni sembrano dominare certe nostre giornate. Ma ha senso il tempo vissuto così? Essere presente qui e ora alla mia vita è vitale, necessario alla mia esistenza reale. Il Vangelo ha una bella parola di sapienza: "Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Abitare il presente con una consapevolezza crescente  lo chiamiamo realtà.  Simone Olianti, psicologo e formatore, ci aiuta a riflettere su questa necessità, facendoci guardare con attenzione a ciò che viviamo nel momento presente. "Oggi è un nuovo giorno, te ne accorgi? Abitare la vita è diverso da riempire la vita. Per abitare la vita e non solo consumarla occorre consapevolezza: se vuoi capire la vita la devi toccare e devi farti toccare, anche quando fa male. La consapevolezza, sati nella lingua del Bu...

Prepararsi ad accogliere

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Mi sento spesso chiedere: se Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno, a che serve chiedere nella preghiera?  La domanda nasce da una parola di Gesù nel suo Vangelo: "il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate" (Mt 6,8).  La preghiera non serve a Dio, serve a noi. È la risposta che ascoltiamo da Teofane il recluso (1815 – 1894) monaco russo.  "Dio vuole che lo supplichiamo  nelle preghiere,  non per se stesso,  dato che egli conosce tutto,  ma per noi stessi, affinché siamo sempre pronti a ricevere la sua grazia,  quando lui giudicherà che sia il momento di darcela.  La preghiera sta a significare la tensione delle mani verso Dio per ricevere la sua grazia.  Chi prega ha le mani sempre tese; quando il Signore si degna di dargli  la grazia, egli è sempre pronto  a riceverla.  Immaginati un uomo benefico,  il quale, in un certo tempo  distribuisce l'elemosina;  se egl...

Compassione per tutti

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Cosa frena il nostro cuore dall'avere compassione? La discriminazione tra “buono” e “cattivo”, risponde Shabkar (1781-1851) monaco buddista e poeta tibetano. Nel nostro cuore c'è un giudizio continuo e gli altri finiscono facilmente sotto una delle due etichette: chi merita e chi non merita. Senza compassione non ci può essere vera dimensione spirituale, vero incontro con i fratelli, vero risveglio alla Vita e all'Amore.  L'atteggiamento comprensivo e soccorrevole definisce la compassione nella nostra esperienza quotidiana. Coltivare la compassione, cioè sperimentare il desiderio del bene nei confronti di ogni essere senziente, è il cuore dell'esperienza buddista e il suo insegnamento più prezioso. Leggiamo insieme una pagina di Shabkar. "Ecco un consiglio che proviene direttamente dal mio cuore. Proprio come il sole è necessario per illuminare il cielo, un bambino per colmare di gioia il cuore di una madre, o due ali perché un uccello possa volare,...

Adesso speranza

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«Dov’è, cristiani, la vostra speranza?» si domanda Ilario di Poitiers, vescovo e teologo, vissuto nel 300 d. C. La fame di speranza ha sempre caratterizzato la storia umana in ogni epoca storica. Di speranza si vive.  Senza speranza si è già morti. È necessario offrire ancora speranza, quella che i cristiani attingono dal Cristo risorto.  Agostino ha scritto: «La nostra vita, adesso, è speranza, poi sarà eternità». Enzo Bianchi, monaco e teologo, ha riflettuto a lungo su questo tema e una sua pagina è particolarmente illuminante. La leggiamo insieme. "Il cristiano sa che per lui la speranza è una responsabilità! Di essa egli è chiamato a rispondere a chiunque gliene chieda conto (1 Pietro 3,15: «siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi chieda della speranza che è in voi»).  Questa responsabilità oggi è drammatica ed è una delle sfide decisive della chiesa: è in grado di aprire orizzonti di senso? Sa vivere della speranza del Regno dischiusale dal Cri...