Cammina, guarda, ascolta



Nel linguaggio della fede, ci sono espressioni prese dalla nostra esperienza quotidiana, che diventano simbolo di un'esperienza più piena (che include la quotidiana), più profonda, fondante, che chiamiamo perciò esperienza spirituale. E c'è un detto di un autore cristiano del 1600, che ne mette assieme tre, tipiche dell'esperienza biblica.

"Cammina dove non puoi!
Guarda dove non vedi!
Ascolta dove nulla risuona:
sarai dove Dio parla.
(Angelus Silesius, Il pellegrino cherubico)

La formula è audace e affascinante, e spinge a scavare nel senso di queste parole.

"Cammina dove non puoi". La fede, o la ricerca della fede, le definiamo entrambi un cammino. Camminare è una delle attività umane più essenziali, e anche il nostro cuore è in cammino verso la sua pace

Caratteristica di questa ricerca è il camminare lì dove è impossibile farlo. Penso agli ebrei nel Mar Rosso e nel deserto. Penso a Gesù che dice ai discepoli che cammineranno su aspidi e vipere, lui che camminava sull'acqua. Il cammino della fede non è mai scontato, né le sue strade sono ovvie. La sfida è proprio "Cammina dove non puoi". Le strade che percorriamo, comode e familiari, vanno abbandonate, e diventa vitale percorrere strade che la nostra povertà umana ci consiglierebbe di evitare. "Cammina dove non puoi". La fede può attraversare il Mar Rosso, il deserto, proprio perché non è un cammino fatto sulle nostre forze. Il mare si apre, il deserto fiorisce, questo fa il Signore per noi. La fede e la ricerca del senso profondo della vita richiedono senso di avventura e spirito da pioniere. Altrimenti si rischia di ripetere parole e gesti per abitudine, senza novità, senza slancio, prive di Spirito. "Cammina dove non puoi" è una preziosa indicazione per chi non si accontenta, per chi sente profonda una chiamata all'oltre.

"Guarda dove non vedi!" E qui c'è bisogno di occhi nuovi, capaci di vedere l'invisibile (cfr lettera agli Ebrei 11). I Padri della chiesa parlavano di un terzo occhio: il primo quello che vede le cose materiali; il secondo, l'occhio razionale, che vede il senso e la ragione delle cose; il terzo vede l'invisibile. Il terzo occhio è il più profondo e il più centrale. Di un cieco, guarito da Gesù è detto che "intravedeva tutto, chiaro e a distanza" (Mc 8,25, trad. Fausti). 

Intravedeva, cioè vedeva dentro. Non è lo sguardo superficiale, che si ferma all'esteriore. È uno sguardo penetrante, che va oltre la scorza delle cose, come chi guarda nella notte. 

Tutto, cioè l'unità delle cose, il loro legame, il tutto che la realtà costituisce, nel suo essere generata dalla luce e dall'amore.

Chiaro, cioè non in modo illusorio, confuso, distorto. Guru Nanak, soleva dire che il terzo occhio si lucida con la meditazione dei testi sacri

A distanza, come il Padre della parabola che aspetta il ritorno del figlio: "Quando era ancora lontano, suo padre lo vide" (Lc 15, 20), come Mosè, al termine del suo pellegrinaggio, vede la terra da lontano (Dt 34,1-4). È un vedere oltre l'oggi, oltre il qui e ora. Lo sguardo che si allunga fino ai beni futuri. 

"Guarda dove non vedi!" è il guardare di Mosè nella nube, di Abramo verso una terra solo promessa e ancora lontana, lo sguardo di Gesù che conosce quello che c'è nel cuore dell'uomo, lo sguardo dei discepoli che vedono il Figlio dell'uomo venire sulle nubi

"Guarda dove non vedi!" è l'esercizio spirituale di chi non si arrende all'evidente.

"Ascolta dove nulla risuona". E qui la sfida si fa grande. Sembra una frase che nega ciò che afferma. Ascoltare il silenzio, udire la voce dell'essere in ogni cosa, sentire il battito della vita, di questo stiamo parlando. Penso al profeta Elia che sente "una voce di silenzio" (cfr 1Re 19,12), penso a Giovanni il battista, su cui la parola scese nel deserto, nella sua solitudine sonora. "Ascolta dove nulla risuona" è un ascolto differente, oltre le parole note, logorate dall'uso, svuotate dalla banalità.

"Sarai dove Dio parla". La conclusione è profetica, è una promessa che incontra il nostro desiderio più profondo. "Fammi udire la tua voce" grida l'amata all'amato (Ct 8). "Sarai dove Dio parla", è un appuntamento, per chi crede e per chi cerca.

Con i piedi saldi
sul mare
con gli occhi
fissi nella luce
con l'orecchio
proteso verso il vento
sono qui
per una tua parola.

Commenti

  1. Quante volte ho cercato Dio in luoghi diversi, in un tuffo nel blu del mare o in un abbraccio, erano parte di Dio, ma non DIO. L'ho cercato e l'ho conosciuto al mio fianco nel buio delle notti della sofferenza, nel mio "Si" al matrimonio. L'ho trovato dentro me, le mie mani possono essere le mani Dio, così come il mio parlare. Possiamo fare vivere Dio in ognuno di noi e vedere Dio in ogni fratello

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  2. Dio grazie
    Tutto e possibile credendo in questo invito
    AL SALTO NEL BUIO
    Si non è facile
    Ma è un bel ricordo avere a che fare con ciò che proponi!
    Quando ho guardato oltre, né ho avuto solo da guadagnare!

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  3. "Sarai dove Dio parla". Ecco questo è veramente il luogo perfetto. Non è un luogo fisico, è un cammino. "Io sarò" con te fino alla fine dei giorni.

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  4. "Guarda dove non vedi!" è l'esercizio spirituale di chi non si arrende all'evidente.

    È difficile guardare col terzo occhio... si è portati al giudizio, alla condanna dell'altro da te... si è portati alle notizie pessimiste e catastrofiche... ma io credo ancora e ancora spero...c'è un "oltre" non facilmente visibile e fruibile.... a questo tenda il mio spirito...

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  5. Siamo figli di un Padre che ci chiama a vivere una vita intensa e fruttuosa. Vedere oltre, ascoltare il silenzio e camminare dove sembra impossibile sono azioni che aprono al nuovo, cambiano pensieri grigi in arcobaleno e ti fanno crescere dentro e con uno sguardo rivolto sempre a nuovi orizzonti.

    Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura.
    Emily Dickinson

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    1. Camminare è ogni volta un guardarsi dentro;
      è ritrovarti Signore;
      è allenare gli occhi al buio per poterti vedere anche negli angolo più bui;
      è sapere che sei lì ad attendere sempre,dove risuonano le tue parole;
      dove riconosco la tua voce;
      dove ritrovo la mia essenza.

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  6. Camminare,guardare,ascoltare nel senso indicato da Silesius implica l'assunzione di una logica altra: la logica di Dio. Non è un passaggio teorico, ma esperienziale. Non si tratta di demolire la ragione, ma riconoscere i suoi limiti, come affermava Pascal : "il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce". Personalmente ritengo che la via mistica sia percorso privilegiato dell'incontro con Dio. Karl Rahner : "Il cristianesimo del nuovo millennio o sarà mistico o non sarà".Lasciando a Dio la libertà assoluta di "parlare", manifestarsi, tempi e modi sono i suoi, ritengo l'esperienza di Dio via privilegiata per "conoscerlo". Vivere l'umanamente impossibile e indicibile , nella certezza che è sempre rivelativo. La Sua parola si fa sempre storia e tu ti ritrovi a camminare, guardare, ascoltare ciò che non pensavi di percorrere, vedere, "sentire". Le " strettoie" della vita, o le scegli o le subisci. Se le scegli...tu vivi e...non sarai mai solo. Ci sono parole che non si sollevano da terra e silenzi che squarciano il cielo, ma la Sua parola resta e compie sempre ciò che dice.

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  7. "La dolce Divinità è nulla
    e men che nulla:
    chi nulla in tutto vede,
    vede bene!"
    (A. Silesius)

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    1. Quest'altra parola di Silesius, mi richiama una Upanishad, che con la stessa meravigliosa capacità di sintesi esprime la necessità vitale di un cammino di unione interiore e con il reale:
      "L' uomo che vede tutti gli esseri nell' Uno
      e l' Uno in tutti gli esseri
      non ha nessun timore".
      (Isa up 4-6)
      L'affannosa e dispersiva molteplicità delle nostre giornate, richiedono di ritrovare ristoro in momenti di contemplazione dell'unità in noi e intorno a noi, per avere nel cuore energia nuova per la vita.

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    2. Sul nulla ci torneremo cercando luce nel Sutra del cuore

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  8. Il Signore ci ha scelti facendoci superare le nostre resistenze nel corso degli anni.
    Come non pensare al "tu mi ami"rivolto a Pietro, che ricambia con un coerente " tu lo sai che ti voglio bene ". È tale la differenza d'intendiment i che ci porta ad affermare che è il Signore che ci sceglie, e quando lo fà è per destinarci, da quel momento in avanti, ad un compito, assecondando le nostre caratteristiche. Ed ecco che leggendo l'introduzione e i commenti non ho potuto non ricordare quanto affermato nella 1 Cor 2,9:
    "Sta scritto infatti:
    Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
    né mai entrarono in cuore di uomo,
    queste ha preparato Dio per coloro che lo amano."


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  9. "Sarai dove Dio parla"..
    Ho provato tanta emozione a leggere questo post.
    Cammina.. cammina.. qualcosa ci dice dentro di noi..
    Qualcosa che dall'alto ci chiama e ci richiama.. cammina.. cammina..
    Grazie.

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