Meditare leggendo


La lettura di una pagina di Sacra Scrittura, come punto di partenza per la preghiera, è il metodo più antico e semplice, nella tradizione ebraica e cristiana. Nel dialogo con il Signore, è lui che parla per primo. E dall'ascolto della sua parola nasce la mia risposta.

"Cercate leggendo 
e troverete meditando; 
chiamate pregando 
e vi sarà aperto contemplando". Così riassume il percorso Guigo II il Certosino, un monaco, che in una lettera di istruzione al discepolo, espone il metodo, famoso anche con il nome di lectio divina.

Guigo II descrive i quattro gradini  più importanti della lettura meditata e pregata.

Il primo gradino è la lettura. Si comincia con la lettura di un brano breve della Bibbia, lentamente e con attenzione, rileggendolo più volte.

Il secondo gradino è la meditazione. Durante questa tappa si riflette sul testo scelto. Mi fermo su una parola o una azione che più colpisce. Ci ritorno rileggendo e ascoltando, allo stesso tempo, i sentimenti che nascono in me. Guardo a quello che nasce in me, come reazione alla parola, senza giudicare.

Il terzo gradino è la preghiera, che nasce ispirata della riflessione sul brano letto. A secondo di cosa mi colpisce del brano, ringrazio, chiedo aiuto, lodo, rilancio al Signore le domande che sono nate nel mio cuore dalla meditazione.

L'ultima tappa è la contemplazione, in silenzio, nell'abbandono fiducioso.
Contemplazione, che apre allo  spirito di makrothymia, di compassione, di ringraziamento, di pazienza, di pace. E' l'efficacia della Parola: la dilatazione del cuore nella carità.
Contemplazione, cioè guardare con un senso di meraviglia, di stupore, con ammirazione. “Cerchiamo Colui che ci cerca” nella sua Parola: contemplare è sentirsi raggiunti e amati da Dio; è guardare a se stessi, a tutti e a tutto con lo sguardo di Dio, con il suo stesso sguardo di Padre e non con il nostro occhio umano; è avere “la mente e il pensiero di Cristo” (1Cor 2,16).

È il tempo in cui, nel dialogo con Dio, le parole cedono il posto al silenzio, e rimane il gusto e la gioia di stare alla presenza del Signore.
"La nassa serve per prendere un pesce; quando il pesce è preso, puoi dimenticare la nassa. Il laccio serve a catturare la lepre; catturata la lepre, puoi dimenticare il laccio. Le parole servono a comunicare l'idea; quando l'idea è compresa puoi dimenticare le parole". (Zhuangzi)

Dimorare nella consapevolezza  di essere uno con il Dio nel quale "noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo", è l'apice di questo percorso.




Commenti

  1. Sembra semplice, ma per niente ovvio questo percorso!
    Di solito mischiamo le tappe o addirittura ne saltiamo alcune "inutili"!
    La più ovvia, quella in cui ci rifugiamo più spesso, la preghiera, senza le altre tre, è al massimo introspezione o lamento.

    Mi colpisce molto la terza: "vi sarà aperto contemplando"!
    "Bussate e vi sarà aperto", esorta Gesù.
    La contemplazione è stare alla porta dell'amato e attendere; nell'attesa scoprire di essere insieme, seduti ad aspettare.

    "Ben oltre le idee di giusto e sbagliato
    c’è un campo.
    Ti aspetterò laggiù".
    (Rumi)

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  2. Effettivamente un percorso non facile
    direi un percorso nuovo almeno per me
    un percorso così completo di lectio divina non l ho mai fatto ho sempre saltato qualche tappa.

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  3. Mi colpisce tanto l'ultima tappa la contemplazione, solo a leggere come ci si sente arrivati a questa tappa é meraviglioso, é liberante.
    Trovo sia molto vero che alla contemplazione si arrivi dopo la lettura, la preghiera e la meditazione. È una esperienza, un cammino che un po tutti abbiamo fatto, in generale nella vita di ognuno di noi avviene proprio così anche nelle piccole cose quotidiane. È come mettere un seme nel terreno, innaffiare, guardare, aspettare e infine contemplare il fiore che vi è nato e gioire della sua bellezza. Come la nascita di una musica, di una scultura, di un dipinto tutto è fatto a gradini, si infonde il pensiero che man mano prende forma e alla fine si contempla e si ringrazia Dio per il grande spettacolo che si sta guardando.

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  4. Nel momento in cui uno rivolge uno sguardo attento a qualsiasi cosa, anche uno stelo d’erba, questa diventa un mondo in se stesso misterioso, sorprendente, indescrivibilmente magnifico.
    Henry Miller

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  5. Contemplazione e meraviglia ti pervadono quando nasce un figlio perché scopri che è parte di te e ti somiglia.
    ..non servono più parole

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  6. È un cammino molto liberante quello della Lectio divina, la seconda tappa però è quella più difficile da percorrere, occorre allenamento perché farò risuonare tutto ciò che la Parola suscita dentro non è semplice, denudarsi davanti a sé stessi, scoprirsi fragili,bisognosi, deboli è molto più difficile che spogliarsi fisicamente in pubblico. Un grazie va a tutti coloro che mi aiutano in questo cammino e che nell'esposizione delle mie risonanze mi guidano a fare una sana meditazione

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  7. Meditare costa
    Ti riscopri diverso, da quello che ti appare ad una visione superficiale.
    Ecco scavare dentro è per me, stare per un tempo con un passo biblico, un testo di un autore che mi guida...
    Per capire io chi sono, non gli altri.

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  8. L'approccio alla Scrittura, per essere fecondo, deve avvenire nello spazio dell' ascolto, perciò esige "un cuore che ascolta" (lev shomea': 1Re 3,9) da parte dell'uditore-lettore. Infatti il fondamento di tutta la Bibbia è che Dio parla e il popolo ascolta: l'uomo biblico cammina alla luce della fede, non della visione, pertanto è solo nell'ascolto che può avvenire l'incontro con il Dio vivente. Si, l'ascolto è costitutivo tanto di Israele come popolo di Dio (si vedano soprattutto Deuteronomio e Geremia) quanto della chiesa che è appunto l'ekklesía, l'assemblea convocata dalla parola di Dio e riunita intorno al Cristo risorto e vivente, parola definitiva di Dio all'umanità. L'esigenza dell' ascolto è cosi centrale, nell' Antico come nel Nuovo Testamento, perché richiesta dalla struttura stessa dell' alleanza.
    (Enzo Bianchi)

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  9. Un giorno, mentre ero occupato nel lavoro manuale, presi a riflettere sull'attività spirituale dell'uomo. Allora improvvisamente quattro gradini spirituali si offersero alla mia riflessione, e cioè la lettura, la meditazione, l'orazione e la contemplazione ... La lettura è un accurato esame delle Scritture che muove da un impegno dello spirito. La meditazione è un'opera della mente che si applica a scavare nella verità più nascosta sotto la guida della propria ragione. L'orazione è un impegno amante del cuore in Dio allo scopo di estirpare il male e conseguire il bene. La contemplazione è come un innalzamento al di sopra di sé da parte dell'anima sospesa in Dio che gusta le gioie della dolcezza eterna. (Guigo II il Certosino)

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  10. La contemplazione è appunto l'ultimo "gradino" di questa scala ideale. Il credente si sente visitato dalla presenza di Dio e conosce la "gioia indicibile" (1Pt 1,8) di tale inabitazione. Bernardo di Clairvaux ha parlato di tale esperienza:
    Confesso che il Verbo mi ha visitato, e parecchie volte. Sebbene molto spesso sia entrato in me, io non me ne sono neppure accorto. Sentivo che era presente, ricordo che era venuto; a volte ho potuto presentire la sua visita, ma non sentirla; e neppure sentivo il suo andarsene, poiché di dove sia entrato in me, o dove se ne sia andato lasciandomi di nuovo, e per dove sia entrato o uscito, anche ora confesso di ignorarlo, secondo quanto è detto: Non sai di dove venga e dove vada (Gv 3,8) (10).

    La contemplazione non designa uno stato estatico e neppure allude a "visioni", ma indica la progressiva conformazione dello sguardo dell'uomo a quello divino; indica così l'acquisizione di uno spirito di ringraziamento e di compassione, di discernimento e di makrothymia, di pazienza e di pace. Come la Parola tende all'eucaristia, così la lectio divina plasma progressivamente un uomo eucaristico, capace di gratitudine e di gratuità, di discernimento della presenza del Signore nell'altro e nelle diverse situazioni dell' esistenza. Quest'uomo sarà anche un uomo di carità, capace di agape.
    (Enzo Bianchi)

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  11. Leggere

    è la lettura propriamente detta, una lettura evidenziata. E’ un lavoro impegnativo ma necessario, da cui dipende anche l’esito degli altri passaggi del percorso. E’ la lettura “intelligente” del brano che ci sta davanti, per metterne in risalto gli elementi portanti, alla luce della domanda: “Cosa dice questo testo in se stesso?”..

    E’ necessario, quindi, evidenziare:

    Il contesto: un testo, per essere capito, ha bisogno di essere collocato dentro il suo  contesto (cosa c’è prima, cosa c’è dopo), nella “sezione” a cui il brano appartiene. L’evangelista sta svolgendo una “catechesi” nella quale il brano è inserito e in cui  noi dobbiamo entrare. Sono orientamenti preziosi al senso corretto del brano. Poi si cerca di coglierne la struttura, i personaggi, le azioni, le loro qualifiche, le parole chiave, domandandoci:

    Dove avviene il fatto raccontato?  Quando avviene questo fatto?

    Chi sono i personaggi principali che agiscono?

    Cosa fanno?  Cosa dicono?

    i  VERBI  (esprimono gli atteggiamenti delle persone)

    gli  AVVERBI  (per capire i sentimenti del cuore)

    gli  AGGETTIVI  (le qualità che danno colore all’azione).

    In questo modo scopriremo elementi che a una prima lettura, forse distratta e un po’ affrettata, passano inosservati, troveremo “indizi” nuovi che non ci aspettavamo anche se ci pareva di conoscere il brano quasi a memoria. Successivamente, prolunghiamo questa raccolta di dati, cercando di ricordare dei brani simili della Bibbia, o di cercarli con l’aiuto delle note e dei paralleli, normalmente citati in margine o in calce. Ricordo nella Scrittura un fatto simile a quello che sto analizzando? Quale? Alcune parole o qualche frase sono presenti in altri racconti del vangelo? Quali?Cerchiamo e analizziamo questi riferimenti, li confrontiamo con il testo che stiamo studiando, notiamo le somiglianze e le differenze. Nella Lectio divina la Scrittura commenta la Scrittura. E’ importante questa ricerca per capire il significato corretto del testo e non “uscire dal seminato”. In questo percorso ci affidiamo progressivamente al testo, ci lasciamo condurre e guidare dal brano. Intanto, la Parola ci raggiunge, penetra in noi e prende possesso di noi.
    (Sito dei Domenicani)

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  12. Lettera di fr. Enzo, priore di Bose, al fratello Giovanni

    ...una lettura nella fede in Cristo, una ricezione dei doni dello Spirito santo, e una visione contemplativa di Dio Padre...

    Carissimo Giovanni

    almeno ogni domenica, o anche ogni giorno nel corso della liturgia che tu celebri con i tuoi fratelli e le tue sorelle nella chiesa locale o nella tua comunità, tu ascolti la lettura delle Scritture e poi ricevi anche il dono dell'omelia quale spiegazione e attualizzazione dei testi a te offerti. Così tu sei posto dinanzi alla Parola vivente ed efficace di Dio che risuona in te, davanti alla presenza del Signore stesso, davanti al Cristo che quale seminatore semina in te la sua Parola.
    La tavola è pronta: cibo della Parola e cibo eucaristico ti sono donati perché tu nel tuo cammino, nel tuo esodo da questo mondo al Padre, possa nutrirti e non venire meno, assaporando quel viatico offerto a te, membro malato e stanco del popolo di Dio, da colui che ti nutre, ti consola, ti rafforza.
    Ma questa esperienza centrale della vita cristiana, tu vorrai certamente ripeterla nel quotidiano, nella solitudine della tua camera o nel colloquio comunitario con i fratelli e le sorelle che ti sono stati dati come custodi e come compagni.
    Certo, tu non potrai comprendere e assimilare la Scrittura appoggiandoti su te stesso e sulle tue povere forze: per pervenire a una lettura fruttuosa in cui la Parola di Dio operi in te quel che tu non puoi operare occorrono alcune condizioni, alcuni preliminari che ti permettano una lettura nella fede in Cristo, una ricezione dei doni dello Spirito santo, e una visione contemplativa di Dio Padre.
    Lettura nello Spirito, dunque, Bibbia pregata, lectio divina...

    ENZO BIANCHI, Pregare la Parola,
    Introduzione alla «lectio divina»,
    Piero Gribaudi Editore, Torino, 1990, pp. 87-88

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  13. C'è contemplazione in una mia azione rivolta al bene mentre la compio?

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    1. Mentre compio il bene,
      mi rallegro del bene,
      mi rallegro del bene che raggiunge chi mi sta di fronte,
      benedico la Fonte di ogni bene,
      sono staccato dal bene che compio non per mio merito ma passa attraverso di me come acqua in un canale,
      e di tutto questo sono consapevole,
      questa certamente è contemplazione.

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