Charles de Foucauld, fratello universale.


Oggi domenica 15 maggio viene canonizzato fratel Charles De Foucauld (1858- 1916), testimone 
del Vangelo nel nostro tempo.

È stato per me, fin da ragazzo, riferimento spirituale, insieme a s. Francesco, per il mio cammino di credente e di sacerdote.

Charles de Foucauld
è una delle figure spiritualmente 
più affascinanti della cristianità. 
Scrive di lui Enzo Bianchi:

«È un cristiano che ha interpretato l’Evangelo usando l’eloquenza del silenzio, la forza della debolezza, la sapienza della stoltezza della croce. Tutta la sua esistenza ci ha mostrato che vivere ancora oggi come Gesù ha vissuto è la vita pienamente umana, è la fraternità resa possibile dalla caritas, è la forma della vita evangelica, è il cristianesimo stesso. Così la forma testimoniale dell’evangelizzazione assunta da frère Charles, la sua attenzione alla vita spirituale che precede il dire e il fare, la sua predicazione attraverso una vita concreta, quotidiana in mezzo agli uomini e alle donne di un tempo e di un luogo precisi, è un messaggio determinante perché l’annuncio dell’Evangelo sia davvero rispondente a quel mandato che la chiesa ha ricevuto dal suo Signore».

Nel giorno stesso in cui fu ucciso, fratel Carlo scriveva alla cugina Marie de Bondy:
«Di sicuro, non ameremo mai abbastanza, ma il buon Dio che sa con quale fango ci ha impastati, e che ci ama più di quanto una mamma può amare suo figlio, il buon Dio che non può morire ci ha detto che non respingerà chi andrà da lui».

Scriveva in una meditazione:
«Tutta la nostra vita, per quanto muta essa sia, la vita di Nazaret, la vita del deserto, così come la vita pubblica, devono essere una predicazione del Vangelo mediante l’esempio; tutta la nostra esistenza, tutto il nostro essere deve gridare il Vangelo sui tetti; la nostra persona deve respirare Gesù, i nostri atti e la nostra vita devono gridare che apparteniamo a Gesù, devono presentare l’immagine della vita evangelica; la nostra persona dev’essere una predicazione viva, un riflesso di Gesù, un profumo di Gesù, qualcosa che gridi Gesù, che faccia vedere Gesù, che risplenda come un’immagine di Gesù».

Scriveva ancora: «Sì, hai ragione, l'Islam ha prodotto in me un profondo sconvolgimento. La vista di questa fede, di questi uomini che vivono nella continua presenza di Dio, mi ha fatto intravedere qualcosa di più grande e di più vero rispetto alle occupazioni mondane». 


Charles DE FOUCAULD (Fratel Carlo di Gesù) nasce a Strasburgo in Francia, il 15 settembre 1858. Orfano a 6 anni, è cresciuto assieme a sua sorella Marie dal nonno, del quale seguirà la carriera militare.

Nell’adolescenza si allontana dalla fede. Conosciuto come amante del piacere e della vita facile, rivela, nonstante tutto, una forte e costante volontà nei momenti difficili.

Intraprende una pericolosa esplorazione in Marocco (1883-1884). La testimonianza della fede dei musulmani risveglia in lui questo interrogativo:
Ma Dio, esiste?
«Mio Dio, se esistete, 
fate che Vi conosca ».

Rientrato in Francia, colpito dalla discreta ed affettuosa accoglienza della sua famiglia, profondamente cristiana, si mette in ricerca e chiede ad un sacerdote di istruirlo. Guidato da Don Huvelin ritrova Dio nell’ottobre del 1886. Ha 28 anni. 
«Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui solo ».

Un pellegrinaggio in Terra Santa gli rivela la sua vocazione: seguire ed imitare Gesù nella vita di Nazareth. Vive 7 anni alla Trappa, prima a Nostra Signora delle Nevi, poi ad Akbès in Siria. In seguito vive solo, nella preghiera, nell’adorazione, in una grande povertà, presso le Clarisse di Nazareth.

Ordinato sacerdote a 43 anni (1901), nella Diocesi di Viviers, si reca nel deserto algerino del Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a Sud a Tamanrasset con i Tuaregs dell’Hoggar. Vive una vita di preghiera, meditando continuamente la Sacra Scrittura, e di adorazione, nell’incessante desiderio di essere, per ogni persona il «fratello universale», viva immagine dell’Amore di Gesù. «Vorrei essere buono perché si possa dire: Se tale è il servo, come sarà il Maestro? ». 
Vuole « gridare il Vangelo 
con la sua vita». 
La sera del 1° dicembre 1916 è ucciso da una banda di predoni di passaggio.

Il suo sogno è sempre stato quello di condividere la sua vocazione con altri: dopo aver scritto diverse regole di vita religiosa, ha pensato che questa «Vita di Nazareth» potesse essere vissuta da tutti ed ovunque. Oggi la « famiglia spirituale di Charles de Foucauld» comprende diverse associazioni di fedeli, comunità religiose ed istituti secolari di laici o sacerdoti sparsi nel mondo intero.
(www.vatican.va)

Una parola di fratel Carlo per la nostra meditazione:

"Tu parli, mio Dio, agli uomini in due modi: ad alta voce, oso dire, e a bassa voce... ad alta voce nei tuoi libri ispirati, nella Sacra Scrittura; 
a voce bassa in tutto ciò che la tua grazia infonde, in tutte le parole interiori che ispiri ai tuoi fedeli..." 

"Appena ho creduto che Dio esiste ho capito che non avrei potuto fare altro che vivere solo per lui".




Commenti

  1. Appena ti ho incontrato non smetto di frequentarti
    Grazie

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  2. Fratello universale sei stato tra i primi incontri che ho fatto trovando in te un grande maestro che mi ha ispirato e accompagnato nella mia vita di fede...grazie

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  3. San Charles de Foucauld:
    "Tutta la nostra vita, per quanto muta essa sia, la vita di Nazaret, la vita del deserto, COSÌ COME LA VITA PUBBLICA, devono essere una predicazione del Vangelo mediante l’esempio…".
    Questa meditazione assieme alla chiara omelia da te, don Giorgio, pronunciata ieri sul Vangelo di Giovanni 13,31-33a.34-35, mi spingono a riflettere se
    il progredire dell'esperienza di quanto Gesù ci ha indicato nella sera del Giovedì Santo,
    facendo affidamento sullo Spirito Santo, divenendo Chiesa, è davvero quanto succede oggi nella maggioranza delle parrocchie italiane.




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  4. ...la vista della fede di coloro che annunciano il Tuo Vangelo istruiti ed illuminati dallo Spirito Santo : "mi ha fatto intravedere qualcosa di più grande e di più vero, rispetto alle occupazioni mondane" GRAZIE Padre, perché questo per me è vita e gioia vera

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