Non azione ma relazione
"La preghiera non è un dovere da compiere.
È un incontro da vivere, una relazione da abitare,
un ritorno alla sorgente che ci ha generati".
Questa definizione di Amadeo Furlan, psicoterapeuta e formatore, ci apre ad una rinnovata visione della nostra esperienza di preghiera.
Dare per scontato questa esperienza e non sottoporla a continuo discernimento ci porta
ad un ritualismo vuoto e distante dal fuoco
della fede.
Raccolgo di seguito alcune affermazioni di Furlan che possono provocare una felice riflessione sul nostro stile di preghiera.
«Ma la vera preghiera non è un gesto.
È uno stato di coscienza.
La preghiera è respiro. È l’ossigeno dell’anima. Non serve a informare Dio. Serve a trasformare noi.
“Prego non per cambiare Dio, ma perché la preghiera cambia me.”
— C.S. Lewis
Non è un’azione. È una relazione.
Non è un obbligo. È un bisogno vitale.
Non è solo voce. È presenza consapevole.
La preghiera è connessione,
non prestazione.
Santa Teresa d’Avila ammoniva:
"Se non sai a Chi stai parlando, se non sei consapevole di cosa stai chiedendo e perché, non stai pregando. Stai solo muovendo le labbra".
Ogni volta che recitiamo formule senza presenza, non siamo in relazione,
siamo attori spirituali: ripetiamo copioni, senza incarnarli.
Gesù stesso dice:
"Non siate come gli ipocriti" (Mt 6,5).
Ipocrita in greco significa attore.
Pregare significa smettere di recitare
e cominciare ad abitare l’incontro.
Su piano psicologico:
• abbassa lo stress (riduce il cortisolo)
• favorisce il perdono (riduce rabbia e rancore)
• attiva emozioni positive (gratitudine, compassione, gioia)
Su piano fisico:
• regola la pressione sanguigna e il battito cardiaco
• rafforza il sistema immunitario
• stimola la rigenerazione cellulare
Su piano energetico:
• ristabilisce equilibrio tra corpo, mente, spirito
• riconnette ai campi vibrazionali superiori
• armonizza il sistema nervoso parasimpatico
Su piano spirituale:
• ridà senso all’invisibile
• crea un ponte tra Cielo e Terra
• ricollega all’Origine da cui proveniamo
La preghiera, in qualunque forma, non è mai solo un gesto:
è una porta, un ponte tra Cielo e Terra,
una memoria viva dell’Origine da cui proveniamo.
Anche il respiro può pregare,
anche il silenzio può parlare,
anche il corpo può lodare.
L’importante non è come preghi,
ma che tu sia presente mentre lo fai.
In un mondo diviso da religioni, ideologie e fanatismi, la preghiera autentica è il terreno comune tra le anime che cercano la Luce. Non importa il nome che dai a Dio. Importa la vibrazione con cui lo invochi. Cristiani, musulmani, ebrei, buddhisti, atei in cammino: ciò che conta è che non stai parlando a te stesso, ma stai aprendo uno spazio dentro cui l’Essere può manifestarsi.
La preghiera non è un modo per ottenere ciò che vuoi da Dio.
È un modo per diventare ciò che Dio sa che puoi essere.
Non c’è un modo giusto per pregare.
C’è un cuore vero che prega.
E quando quel cuore è presente, ogni parola si fa Luce, ogni silenzio si fa Cielo, ogni respiro diventa Incontro».

Commenti
Posta un commento