Tu parli anche quando taci


"A te grido, Signore, 
mia roccia, con me non tacere: 
se tu non mi parli,
sono come chi scende nella fossa". 
È il primo versetto del salmo 28.

Il silenzio di Dio equivale al morire.

Il silenzio di Dio imbarazza la fede 
e accende la mistica. 

Il silenzio è anche un suo modo di "parlare".

Una pagina di Domenico Pompili, attuale vescovo di Verona, ci aiuta a fermarci su un tema faticoso per un credente.

"Il silenzio è il linguaggio di Dio. 
All’Infinito corrisponde e risponde l’Ineffabile. 
Quali sono allora le tracce che ci permettono di comprendere il silenzio di Dio nella Bibbia? 
Perché Dio tace? 
Forse è questo lo scandalo 
più difficile da accettare. 
C'è un silenzio che ha a che fare con l’ira e lo sdegno. 
Dio tace perché l’uomo, nella sua arroganza, lo ha messo a tacere. Dio tace perché l’uomo non lo lascia parlare. I profeti di Israele stigmatizzano questo peccato che è la ragione dell’assenza di Dio. 
Il profeta Michea denuncia i capi del popolo perché non sono pastori, ma cannibali; invece di curare le pecore, le sbranano, facendosi beffa della giustizia e ignorando il diritto. La punizione è inevitabile: 
«… grideranno a Jhwh, ma egli non risponderà, nasconderà loro la faccia perché le loro azioni sono state malvage!» (Mic 3,4).
E Dio fa silenzio. I capi del popolo lo implorano, ma Lui non è un "tappabuchi", pronto a essere usato solo nel momento del bisogno. 
E infatti la sentenza del profeta è netta: 
«Ma Egli non risponderà!» (Mic 3,1-4).
La stessa struggente consapevolezza emerge in un passo del grande Isaia: 
«Davanti a queste cose te ne rimarrai impassibile, o Signore? Te ne starai in silenzio?» (Is 64,11).
Il silenzio di Dio, oggi come ieri, è dovuto alla malvagità e all’idolatria dell’uomo che cerca la salvezza negli idoli "sordi e muti", che non hanno nessuna capacità di parlare: 
«hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non odono…» (Sal 115, 4ss.). 
C'è un'altra via di interpretazione:
la via del silenzio come pedagogia. Soffermiamoci sulla vicenda di Elia (1 Re 19). Dopo la vittoria sui profeti di Baal, Elia si mette in viaggio non solo per mettersi in salvo da una regina malvagia che cerca di ucciderlo, ma in realtà, per ritrovare un Dio che gli parli e lo rassicuri. E invece? 
«Il Signore passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce…ma il Signore non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il Signore non era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il Signore non era nel fuoco. E, dopo il fuoco, la voce di un silenzio sottile. Quando Elia lo udì, si coprì la faccia con il mantello, andò fuori … della spelonca» (1 Re 19,11-13). 
“La voce di un silenzio sottile” o, come traduce qualche altro interprete, “una voce di silenzio svuotato”. 
Una delle poesie di Søren Kierkegaard si avvicina di più alla possibilità di tradurre questa ineffabile esperienza con queste parole:
«Padre celeste! 
In molti modi tu parli ad un uomo: 
Tu, l’unico che hai sapienza e intelligenza… Tu parli anche quando taci; 
perché parla anche colui che tace, per provare l’amato; 
parla anche colui che tace,
affinché l’ora del capire sia tanto più intima quando essa verrà.
Padre celeste, non è forse così?».
Ecco l’ultima strada per comprendere il silenzio di Dio, una strada decisamente sterrata, che è possibile rinvenire nel silenzio della croce di Cristo. 
Non si tratta più del silenzio di un Dio che tace a motivo della malvagità umana e nemmeno del silenzio che educa. Si tratta del silenzio di chi, per amore, si fa solidale con il grido disperato che nessuna parola potrà mai consolare. 
L’evangelista Marco offre la comprensione più adeguata di questo muto mistero di un Dio che ama con il suo silenzio, quando descrive la morte di Gesù in croce. Proprio nel momento supremo del silenzio di Dio che non risponde al grido del suo Figlio, una voce – non quella dei discepoli che erano tutti fuggiti e neppure quella delle donne che pur avendolo seguito guardavano però da lontano – ma la voce di un centurione pagano «vedendolo morire in quel modo, esclama: 
quest’uomo era veramente il Figlio di Dio» (Mc 15,39). 
Il momento del silenzio di Dio diventa dunque il momento della risposta, della rivelazione suprema: quest’uomo era veramente il Figlio di Dio. Forse il silenzio di Dio non dà una risposta, perché non c’è una risposta al dolore di un giusto. Offre, però, un senso. Solo più tardi, nel solco del mistero pasquale potremo arrivare a dire questo. 
Il silenzio è inevitabile, per credenti e non credenti. Anzi, diventa la "tavola comune", a cui sedersi insieme per condividere la fatica di un mondo che è diventato sordo per il troppo gridare. Solo provando a lasciarci mettere in discussione dal linguaggio di Dio potremo trovare la strada per percepirne come Elia la voce di un silenzio sottile".

Si impara a parlare 
e si impara a stare in silenzio.

Si impara ad ascoltare Dio che parla e si impara ad ascoltare Dio che sta in silenzio.

Il silenzio è il linguaggio di Dio, 
l'unico veramente suo. 

Commenti

  1. Il silenzio è il vero linguaggio di Dio nico lasciati educare da questo linguaggio

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  2. Come due innamorati, il silenzio ha un suo significato. Si fa silenzio perché si è arrabbiati, si fa silenzio perché ci si guarda negli occhi e nel cuore, si fa silenzio per gidere solo di quellintimità. Ciò che parla però è solo il linguaggio dell'amore e due innamorati lo conoscono bene. Così è con il mio Dio, così è con i miei fratelli

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  3. Ha parlato .forse anche troppo S Giovanni dice che il mondo non potrebbe contenere i libri se fossero stati scritti,Dio parla sempre,perché esistiamo

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  4. “La voce di un silenzio sottile” o, come traduce qualche altro interprete, “una voce di silenzio svuotato”.
    In risposta ad una domando che faccio ad un mio interlocutore più importante,PRETENDO una risposta efficace,ma questo non mi risponde:mi guarda soltanto,si ma con un lampo penetrativo.
    Imparare quindi a rispettare i MODI ,oltre i tempi,dell'ALTRO;anche nel ricevere una risposta.
    Quest'ultima può anche non arrivare mai,..ed è meglio per me.
    Grazie mio papà interlocutore con Tutto,anche senza parlare.

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  5. Dio parla sempre anche con il suo silenzio di attesa, di perdono, di dolore, di amore

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  6. «Il Signore passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce…ma il Signore non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il Signore non era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il Signore non era nel fuoco. E, dopo il fuoco, la voce di un silenzio sottile. Quando Elia lo udì, si coprì la faccia con il mantello, andò fuori … della spelonca» (1 Re 19,11-13).

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  7. ...avverto la
    Tua Presenza
    e
    mi tuffo
    nel Tuo Silenzio

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  8. ..parla anche colui che tace,
    affinché l’ora del capire sia tanto più intima quando essa verrà.
    In questa attesa Signore è tutta la mia speranza .

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