L’amore è una fame


«Io attirerò tutti a me» (12,32).

È Gesù che parla della sua morte, del suo innalzamento sulla croce. 

La sua morte ha un potere di attrazione. Gesù è attraente.
Risveglia in noi la fame di vita, di pienezza, di eternità.

La poesia, la vita, gli incontri fondamentali, ci educano a riconoscere la voce dell'amore e a seguirla. Vale con gli esseri umani e vale con il Signore. 

Quali vie segue il cuore quando si fa attento all'amore?
È vero che Dio è innamorato
dell'umanità? 

Una riflessione di Enzo Bianchi ci aiuta a guardare con attenzione a questa "fame di cui non siamo mai sazi", come lui stesso definisce il nostro bisogno di amore.

"Nella sua misericordia è certamente Dio che attira la sposa nel deserto per parlare al suo cuore (Os 2,16), e infatti: «Nessuno può venire a me se il Padre non l’attira» e: «Io attirerò tutti a me» (Gv 6,44; 12,32). Ma questa chiamata desta un desiderio e induce alla ricerca che la sposa del Cantico compie per rispondere all’amore di chi ha amato per primo e di cui ella porta nel cuore una nostalgia che non può spegnere.
L’amore è una fame di cui non siamo mai sazi e, quando si fa sentire, ci strappa e ci fa vagare fino a che non l’abbiamo trovato. Anche lo sposo del Cantico ha un comportamento che lascia trasparire una realtà che va al di là di quella puramente umana: appare e poi scompare, c’è e non c’è; è sempre presente eppure a volte è lontano, o non si manifesta. 
Non c’è quando la sposa dorme mentre lui non dorme e non sonnecchia mai, e fugge quando la sposa non si è ancora pienamente svegliata. Questa manca al suo dovere, sa sognare ma è vacillante nell’attesa dell’Amato.
Quando lo sposo giunge a lei, la sposa trova sempre un motivo per restare nel dormiveglia, nella sonnolenza, anche di fronte alla foga di lui che vorrebbe forzare la porta; quando infine si alza, lo sposo è già partito.
Vi è nel Cantico un’espressione che rimarrebbe oscura se lo sposo fosse uno sposo umano, come gli altri: la sposa desidera che l’Amato sia un fratello, un compagno, per poterlo baciare e trattare su un piano di parità; essa sa che questo desiderio è irrealizzabile perché lo sposo, seppur vicino, è «altro».
Anche i nomi dei due amanti trascendono la coppia umana e ci orientano verso Dio e Israele. 
Nelle caratteristiche del diletto si possono vedere i tratti del Messia, «fresco e vermiglio, riconoscibile tra mille». Come Davide, egli porta un nome (shem) che è olio profumato (shèmen) e il gioco di assonanze continua nel richiamo al nome di Salomone (Shelomò) e nel nome stesso che porta l’amata, Sulammita (Shulammìt), la rappacificata, la vergine data a Davide".


Commenti

  1. L’amore è
    una fame di cui
    non siamo mai sazi e,
    quando si fa sentire,
    ci strappa e
    ci fa vagare fino
    a che non l’abbiamo
    trovato

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  2. La poesia, la vita, gli incontri fondamentali, ci educano a riconoscere la voce dell'amore e a seguirla!
    La poesia mi fa volare ALTO
    Gli incontri fondamentali,hanno tracciato la mia esistenza
    L'INCONTRO voluto da TE,con TE,mi ha fatto volare ALTO;sei oltre la poesia!
    Sei TU!
    Grazie mio papà

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  3. l'Amore conduce sempre ad una continua conoscenza di sé, per trovare la vera Essenza della vita stessa, in noi, che sei Tu, nostro Padre e Creatore, con un alternarsi di momenti bui e di luce, di di speranza e di dubbio, fino all'incontro definitivo

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  4. La poesia, la vita, gli incontri fondamentali, ci educano a riconoscere la voce dell'amore e a seguirla. Vale con gli esseri umani e vale con il Signore.

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