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Visualizzazione dei post da luglio, 2024

Cristiano

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Chi è il cristiano? Cos'è la fede cristiana? In questi nostri tempi sono domande essenziali al discernimento, per dare contorni più chiari ad una identità in continua evoluzione.  Le definizioni sono sempre anguste e non esprimono la ricchezza di un pensiero. Nella vita dello Spirito si rischiano semplificazioni che impoveriscono il dono.  I padri della Chiesa amavano creare punti di riferimento spirituali con definizioni enunciate e poi lungamente commentate. Basilio di Cesarea, un monaco e vescovo greco del IV secolo, ci regala una pagina interessante e feconda con tante definizioni del cristiano e della sua vocazione divina.  "Cos'è proprio del cristiano?  La fede che opera attraverso la carità (Gal 5 ,6) .  Cos'è proprio della fede?  La certezza piena e incondizionata della verità delle parole ispirate da Dio, che non si lascia scuote­re da alcun pensiero, sia esso indotto da una necessità naturale o rivestito da un'apparenza di pietà.  Cos'

Rammendare

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Tessere relazioni è un'arte. E come tutti i lavori di tessitura c'è bisogno di riparare i buchi, riannodare i fili spezzati, di lavorare con pazienza e perseveranza. Le nostre relazioni sono facili a subire ferite, rotture. Nessuno si arrenda ai danni. Il consumismo ci ha educato a buttare via e prendere cose nuove. Non è la via per relazioni profonde e durature. Una preziosa provocazione sul perdono ci viene da Chandra Candiani, scrittrice buddista. Lo chiamano «perdono». Ma cosí la giustizia resta indifesa. Il dono, se è per qualcuno, non è piú dono. Nella visione orientale, donare è vero donare solo se non c’è piú né chi dona né chi riceve e nemmeno il dono stesso, solo il puro gesto. Allora la giustizia è trascesa. Ma sulla terra, nell’immanenza, c’è un gesto magnifico e in via di sparizione: il riparare. Posso ripararmi dal pericolo e dalla pioggia e posso riparare le scarpe come fa il ciabattino, o l’orologio come fa l’orologiaio e cioè posso non buttare via n

Trovare la propria voce

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I nostri tempi sono caratterizzati dalle mode, da scelte massificanti. Tutti vestiti con lo stesso stile, tutti ad ascoltare la stessa musica, tutti a frequentare gli stessi luoghi. Forse è più facile e meno faticoso rinunciare a scelte personali? Forse è più facile seguire il branco senza l'impegno di pensare e decidere in prima persona? Sarà più facile ma è certamente mortificante. Rischiamo di non vivere la nostra vita. Bisogna imparare a trovare la propria voce, il proprio passo, il proprio ritmo.  La sapienza ebraica ci ricorda che, nel mondo futuro, non ci sarà chiesto se siamo stati Mosè, ma se siamo stati noi stessi. Chandra Candiani, scrittrice buddista, attira la nostra attenzione sulla necessità di guardare in questa direzione, feconda e liberante. "Noi siamo fatti di tutti gli altri, seguiamo costantemente le orme di qualcuno, poi le abbandoniamo per seguirne altre o per perderci per un po’ e ritrovare altre tracce. Ma arriva un momento in cui è importa

Questo è il momento !

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Vivere e vivere pienamente. È questa l'aspirazione più profonda  di santi e poeti. Dei santi perché si lasciano avvolgere  dallo Spirito di vita. Dei poeti perché si lasciano travolgere  dal desiderio crescente di vita. La vita non è mai ovvia. È dono di ogni momento. Va vissuta  momento dopo momento. Ogni momento ha bisogno di noi,  della nostra presenza reale,  per essere vissuto. Chandra Candiani ci insegna come prenderci cura della nostra vita nel momento presente. "Ho bisogno di svegliarmi,  di essere presente a me stessa  e alle realtà che mi circondano, risvegliare il pensiero,  il sentire,  il corpo.  Non automatizzarmi,  non vivere come una sonnambula, separata da me stessa  e dal resto del mondo,  anche se fa male, anche se è scomodo.  Esercito il risveglio  con una pratica istantanea  che mi dà anche gioia  ed esuberanza:  nei momenti neutri,  andare da una stanza a un’altra,  lavarmi,  lavare i piatti,  vestirmi;  o in quelli difficili,  portare qua