Contemplare l'invisibile
In questi giorni ho riletto più volte e meditato l'ultimo testo pubblicato di Antonio Pitta, sacerdote e biblista, straordinario conoscitore delle lettere dell'apostolo Paolo. È tornato alla casa del Padre pochi giorni fa e questo suo scritto è un vero testamento, una sintesi stupenda sulla sua concezione di speranza appresa dalla meditazione incessante delle lettere di Paolo.
«La speranza non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
È questo il cuore della fede di Paolo.
Quella dei discepoli di Gesù
non è una speranza infondata.
La delusione nasce da speranze fasulle fondate su convincimenti umani, sulla necessità di sperare pur non vedendo segni di questa possibilità.
La vita è inesorabile con le nostre illusioni e false convinzioni.
Leggiamo insieme:
"A scanso di esiti scontati, l’evangelo della speranza è attraversato dal paradosso. Modello della speranza paradossale è Abramo: credette nella speranza contro la speranza.
Abramo è, nello stesso tempo, padre della fede e della speranza perché, messo alla prova, non è venuto meno alla fede in Colui che risuscita i morti ed è diventato padre di tutte le nazioni. Tutte le religioni, soprattutto l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, trovano in Abramo il padre della fede e della speranza. Il paradosso prosegue con chi, saldo nella speranza, si vanta nella tribolazione, sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata e la virtù provata la speranza. Le metafore della tenda e della dimora celeste rendono visibile il paradosso della speranza. Si è tutti come Abramo, in esilio verso la definitiva dimora. Per contemplare il paradosso della speranza bisogna transitare da ciò che è visibile a ciò che è invisibile perché le realtà visibili sono transitorie, quelle invisibili sono eterne. «La redenzione è l’invisibile, l’irraggiungibile, l’impossibile, che c’incontra come speranza» (Karl Barth, Romani). La speranza così intesa non è «il sogno di uno sveglio» (Diogene Laerzio), ma è contemplare l’essenziale, invisibile agli occhi.
Poiché si è stati salvati nella speranza, si è protesi verso la mèta.
Nell’epoca del viandante, di chi viaggia senza mèta, la speranza è correre verso il traguardo, andare incontro al Signore che viene e scioglie le vele in mare. La metafora della corsa raggiunge l’epilogo con la corona incorruttibile, riservata ai partecipanti delle gare agonistiche. Intanto ogni giorno si va incontro al Signore che viene come lo Sposo atteso dalla Sposa, vergine casta per Cristo. Sperare è intraprendere il viaggio in mare, quando bisogna sciogliere le vele e percorrere la rotta verso il porto sicuro dell’incontro.
Le metafore della corsa, delle vele spiegate e dell’incontro con lo Sposo sono il tratto più sorprendente dell’evangelo della speranza. Quel che più conta non è dove si andrà (Paradiso, Purgatorio, Inferno), ma con chi si sarà: transitare dall’essere in Cristo, per la fede, al restare per sempre con lui, oltre la soglia.
Quando è autentica, la speranza è condivisa fra quanti partecipano alla stessa umanità. Il mito di Narciso ripercorre la condizione di chi «s’innamora di una speranza senza corpo, pensando che sia corpo ciò che altro non è che un’onda» (Ovidio, Metamorfosi 3,417). Quando è reale la speranza è condivisa, al punto che gli altri diventano «la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di vanto». Non la gioia epidermica di chi non riesce a stare solo bensì quella della creazione che geme e soffre nell’attesa di essere liberata dalla corruzione per entrare nella gloria dei figli di Dio. Allora i gemiti della creazione, compresi coloro che non credono, si uniscono a quelli dei credenti che attendono il compimento della propria filiazione divina. Per scardinare una visione narcisista della speranza, tipica del nostro tempo, lo Spirito viene in aiuto di ogni debolezza umana, trasformandola in potenza.
L’incontro tra lo Spirito di Dio e lo spirito (o il respiro) umano è la speranza. Poiché “vivere militare est” (vivere è combattere), la speranza è l’elmo che protegge il capo, la parte più importante del corpo. Non una guerra materiale, bensì una battaglia interiore è la condizione umana, sostenuti dalla corazza della fede e dell’amore e dall’elmo della speranza. Oltre a essere caparra, la speranza è elargizione o sostegno economico per la rappresentazione di opere pubbliche, a cui tutti partecipano.
Metamorfosi della propria immagine che, giorno per giorno, si riflette come in uno specchio è la speranza. Intanto si vede in modo confuso, come in uno specchio; allora si vedrà faccia a faccia, quando lo Spirito «squarcerà il velo per il dolce incontro» (Giovanni della Croce)".
Grazie
RispondiEliminaGiulio
RispondiEliminaTutto è funzionale alla mia qualità di vita.
Sperare è viaggiare OLTRE TUTTO, si dove la ragione mette un veto.
Amen
Non una guerra materiale, bensì una battaglia interiore è la condizione umana, sostenuti dalla corazza della fede e dell’amore e dall’elmo della speranza.
RispondiEliminaAmen
"La Speranza non delude perché l'Amore di Dio
RispondiEliminaÈ stato riversato nei nostri cuori, per mezzo
Dello Spirito Santo che ci è stato dato".
È questo il cuore della Fede di San Paolo.
Quella dei Discepoli di Gesù,
Non è una Speranza infondata.
Modello della Speranza è Abramo!
Che credette nella Speranza contro ogni Speranza
IL nostro Padre Abramo è Padre della Fede e della Speranza.
Perché, messo alla prova non è venuto meno
Alla Fede in Colui che Risuscita i morti, ed è diventato Padre di tutte le Nazioni.
Noi siamo tutti come Abramo, in Esilio,
Verso la definitiva Dimora.
Poiché siamo stati Salvati nella Speranza, siamo protesi verso la meta.
Ogni giorno andiamo incontro al Signore che viene, come lo Sposo Atteso dalla sposa, Vergine Casta per Cristo.
Le Metafore della Corsa, delle vele spiegate e dell'incontro con lo Sposo sono il tratto più sorprendente dell'Evangelo della Speranza.
Quel che più conta è, transitare dell'Essere in Cristo, per la Fede, al restare sempre con Lui,
Oltre la Soglia.
Quando è Reale la Speranza è condivisa, al punto che gli altri diventano "la nostra Speranza, la nostra Gioia, e la corona di vanto".
Lo Spirito viene in aiuto di ogni debolezza trasformandola in Potenza.
L'incontro tra lo Spirito di Dio e lo Spirito (o il respiro) umano è la Speranza...la Speranza è l'elmo che protegge il Capo.
. La parte più importante del corpo..
Non una guerra materiale, bensì una battaglia interiore è la condizione umana.. Sostenuti dalla Corazza della Fede e dell'Amore è dell'Elmo della Speranza.
Noi riflettiamo giorno per giorno, la nostra immagine in modo confuso, come in uno specchio :allora vediamo Faccia a Faccia
, quando lo Spirito "Squarcera' il Velo per il Dolce incontro con il Signore nostro Dio".
Amen. Alleluia. Grazie Signore.
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