Ritrovare l'interiorità
Eugenio Borgna, psichiatra e scrittore, è solito spingere le sue riflessioni nel campo dell'esperienza interiore profonda.
Parola, silenzio, solitudine, ascolto, incontro, sono parole che fanno parte della sua attrezzatura terapeutica.
Nei suoi scritti la spiritualità diventa speranza di guarigione, possibilità di rinascita, via di vita autentica.
Un tema ricorrente è quello della solitudine e del silenzio, medicina per l'anima e pausa necessaria nella tempesta di parole che ogni giorno ci travolge.
Il silenzio aiuta a vivere meglio.
Il silenzio ci aiuta a distinguere
l'essenziale da ciò che non lo è.
La solitudine ci apre all'interiorità.
La solitudine ci mette in dialogo con le nostre attese e speranze.
Leggiamo insieme:
"Non potrei non dire subito che non c’è silenzio senza solitudine. La solitudine è relazione, ed è buona compagna nel cammino della nostra vita, anche se talora dolorosa, perché ci confronta con gli abissi della nostra interiorità.
Vivere l'esperienza della solitudine significa tante altre cose: recuperare i valori della solidarietà, dell’impegno etico e del rispetto delle persone nella vita quotidiana.
La solitudine ci mette in un dialogo senza fine con il passato, con la memoria del cuore e con il futuro come speranza. La solitudine, come il silenzio, è una esperienza interiore, che ci aiuta a vivere meglio la nostra vita, e a distinguere le cose essenziali da quelle che non lo sono. Solo rientrando nella nostra interiorità, nel silenzio e nella solitudine che la contrassegnano, è possibile sfuggire al fascino inquietante della indifferenza e della noncuranza, dell’egoismo e del deserto emozionale.
La solitudine ci aiuta a immergerci nella nostra interiorità, alla ricerca delle emozioni e dei pensieri, delle meditazioni e delle riflessioni, del raccoglimento e della speranza, che sono in noi. Non confondiamola con la solitudine negativa, che ci isola, e ci allontana dagli altri, inaridendone la relazione.
Ci possiamo sentire soli in una famiglia, nella quale non ci sia amore, e non sentirci soli in un letto di ospedale, se il silenzio e il sorriso ci fanno essere in comunione con gli altri. Il nostro compito, quello di chi cura e assiste persone sole, è di comprenderne il dolore e l’angoscia, e di convertire l’isolamento in solitudine. Non è un compito facile, ma lo dovremmo vivere come un dovere, orientato alla rinascita di una speranza, che consenta di ridare un senso al silenzio e alla angoscia, alla sofferenza e alle inquietudini dell’anima".
Un compito importante: non distruggere il silenzio, non fuggire la solitudine.
Una medicina necessaria: lasciare al cuore la possibilità del silenzio e della solitudine per rigenerarsi.
Verissimo
RispondiEliminaIl silenzio aiuta a vivere meglio.
RispondiEliminaIl silenzio ci aiuta a distinguere
l'essenziale da ciò che non lo è.
La solitudine ci apre all'interiorità.
La solitudine ci mette in dialogo con le nostre attese e speranze.
La solitudine
RispondiEliminaci mette in un dialogo
senza fine con il passato,
con la memoria del cuore
e con il futuro come speranza.
La solitudine,
come il silenzio,
è una esperienza interiore,
che ci aiuta a vivere meglio
la nostra vita,
e a distinguere
le cose essenziali
da quelle che non lo sono.
Solo rientrando
nella nostra interiorità,
nel silenzio e
nella solitudine
che la contrassegnano,
è possibile sfuggire
al fascino inquietante
della indifferenza e
della noncuranza,
dell’egoismo e
del deserto emozionale.
Immergersi "dentro"
RispondiEliminaConoscersi,esplorarsi..tutto porta a fare dell'ALTRO,più di un fratello!
Grazie fratello PIU' GRANDE.