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Contemplare

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"Contemplare non è smettere di agire: è accordare l’azione al ritmo  del cielo che portiamo dentro. È un vedere che guarisce, perché riconsegna le cose al loro vero luogo: il cuore." Condivido alcune suggestioni di Amadeo Furlan, psicoterapeuta e formatore, su un tema che sembra per pochi ed invece è vitale per tutti. È un gesto quotidiano fermarsi a guardare con attenzione e stupore, tenere in mente una sola parola, a lungo, assaporandola, ricordare qualcosa che ancora ci suscita desiderio di profondità ed eternità. Contemplare è vivere intensamente, è non lasciare le cose, le persone,  i momenti come un lampo. Scrive Furlan: "Contemplare non è evasione, è precisione dell’anima. È scegliere un punto e restarci finché il rumore cede il posto al significato. Nel mondo dell’iperstimolo, la contemplazione è un atto politico: sottrae l’attenzione al mercato del distrarre e la restituisce alla vita, all’essenziale, alle relazioni che contano. Contemplare è relazione: tra occh...

Bontà che previene

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Verso la fine delle "Confessioni", Agostino si lascia trasportare da una preghiera carica di meraviglia e gratitudine. La consapevolezza che il Signore nella vita ci prevenga sempre, in ogni cosa, lascia senza parole e apre il cuore alla lode. È meraviglioso lasciarsi contagiare da questi sentimenti. "Tu mi hai prevenuto prima che t’invocassi". "Prevenisti tutte le mie azioni buone". Lasciamoci coinvolgere in questa scoperta, leggendo insieme: "T’invoco, Dio mio, misericordia mia, che mi hai creato e non hai dimenticato chi ti ha dimenticato. T’invoco nella mia anima, che prepari a riceverti col desiderio che le ispiri.  Non trascurare ora la mia invocazione. Tu mi hai prevenuto prima che t’invocassi, insistendo con appelli crescenti e multiformi affinché ti ascoltassi da lontano e mi volgessi indietro chiamando te che mi richiamavi.  Tu, Signore, cancellasti tutte le mie azioni cattive e colpevoli per non dover punire le mie mani, con cui ti ho fuggi...

Ruminare la Parola

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 Meditare un brano di un testo sacro, una parola, una strofa di un canto, è tipico delle tradizioni religiose che hanno un libro sacro come guida di vita.  La Bibbia è la prima fonte di meditazione per cristiani ed ebrei. Leggere, rileggere, lasciare che una parola arrivi nel nostro profondo e porti luce, consolazione, forza per il cammino, è un modo di meditate facile e bello. Maciej Bielawski, teologo e guida di meditazione, ci richiama ad una espressione antica: ruminatio, ruminare, con cui si indica un modo di meditare la Parola di Dio. Scrive: "Guigo il Certosino nella sua Scala claustralium, paragonano la meditazione alla ruminatio. Alcuni spunti d’intendere così la meditazione li troviamo nella Bibbia, là dove si dice che «la Parola di Dio è dolce per la bocca». Oppure quando abbiamo, specie con i Profeti e con l’Apocalisse di San Giovanni, l’immagine in cui c’è un uomo – un profeta appunto – che “mangia il libro”. Se prendiamo la parola “ruminare” è chiaro che la prend...

Siamo lode

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Sembra che lodare sia fare i complimenti. In realtà il senso più profondo della lode è il raccontare le meraviglie che qualcuno compie.  Lodare è fare memoria del bene, della luce, della gioia ricevuta. Lodare Dio è quindi memoria grata del suo dono vitale. La lode divina come stile di preghiera, fa crescere, porta luce al nostro cuore, rende i nostri occhi più capaci di veder il bello e il bene. Senza la preghiera di lode cosa diventerebbe la nostra preghiera? Chiara Amata Tognali, monaca di clausura, ci aiuta a considerare la preghiera di lode nella sua giusta luce. "La preghiera di ringraziamento e di lode tocca intimamente, perché la lode di Dio è la vera vocazione di noi tutti esseri umani, creati per amore e attesi dall’amore, fatti per cantare e danzare. Perché allora, dobbiamo ammetterlo, la preghiera di lode non è la preghiera più facile e spontanea per noi? Di solito ci viene più spontaneo pregare per chiedere qualcosa o lamentarci. La nostra preghiera si sofferma spesso...

Vita trasformata

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Parlare della morte è sempre impegnativo. Ma non bisogna evitare l'argomento che è sempre più necessario affrontare, trovando le parole giuste per farlo con spirito di fede. Padre Alberto Maggi, biblista, parla della morte guidato dalla sapienza della Bibbia e dall'esperienza del cristianesimo delle origini. I primi cristiani "non contrapponevano la vita alla morte, ma nascita e morte erano considerate come espressione della stessa dinamica esistenziale della vita", scrive. Vita e morte sono le coordinate del nostro esistere in questo mondo. Ed è necessario anche andare oltre questi confini naturali con i mezzi che la fede ci offre. Scrive p. Alberto: I primi credenti, paradossalmente, chiamavano «dies natalis», giorno della nascita, proprio quello della morte. Essi erano certi che non si moriva mai, ma si nasceva due volte, e la seconda era per sempre. Sapevano che «la vita non è tolta, ma trasformata», come recita il Prefazio della Liturgia dei defunti, perché, come...

Non azione ma relazione

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"La preghiera non è un dovere da compiere.  È un incontro da vivere, una relazione da abitare, un ritorno alla sorgente che ci ha generati". Questa definizione di Amadeo Furlan, psicoterapeuta e formatore, ci apre ad una rinnovata visione della nostra esperienza di preghiera. Dare per scontato questa esperienza e non sottoporla a continuo discernimento ci porta  ad un ritualismo vuoto e distante dal fuoco  della fede. Raccolgo di seguito alcune affermazioni di Furlan che possono provocare una felice riflessione sul nostro stile di preghiera. «Ma la vera preghiera non è un gesto.  È uno stato di coscienza. La preghiera è respiro. È l’ossigeno dell’anima. Non serve a informare Dio. Serve a trasformare noi. “Prego non per cambiare Dio, ma perché la preghiera cambia me.” — C.S. Lewis Non è un’azione. È una relazione. Non è un obbligo. È un bisogno vitale. Non è solo voce. È presenza consapevole. La preghiera è connessione,  non prestazione. Santa Teresa d’Avila ammo...

Cammino

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 «Ogni passo che fai ti restituisce a te stesso. Non importa la meta, ma la presenza con cui attraversi il sentiero. Perché camminare non è spostarsi: è ritrovare la direzione del cuore». Con queste parole Amadeo Furlan, psicoterapeuta e formatore, ci introduce nella sua riflessione sul cammino, come esperienza umana e di fede. Camminare è una delle principali attività degli esseri umani. Farlo mantiene in buona salute e aiuta lo spirito a raccogliersi lontano dalla confusione e dal frastuono.  Leggiamo insieme: «Camminare è il verbo più umano che esista. Ogni passo è una dichiarazione di fiducia nel mondo. Il cammino non è mai solo un movimento nello spazio: è una forma di pensiero incarnato, una preghiera in azione, una pedagogia del tempo. Camminando impariamo la costanza, la lentezza, l’ascolto. Ogni salita educa la volontà, ogni discesa insegna la resa, ogni curva invita a cambiare prospettiva. Il cammino diventa così una scuola di presenza: ti obbliga a stare, a sentire ...