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Cammino

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 «Ogni passo che fai ti restituisce a te stesso. Non importa la meta, ma la presenza con cui attraversi il sentiero. Perché camminare non è spostarsi: è ritrovare la direzione del cuore». Con queste parole Amadeo Furlan, psicoterapeuta e formatore, ci introduce nella sua riflessione sul cammino, come esperienza umana e di fede. Camminare è una delle principali attività degli esseri umani. Farlo mantiene in buona salute e aiuta lo spirito a raccogliersi lontano dalla confusione e dal frastuono.  Leggiamo insieme: «Camminare è il verbo più umano che esista. Ogni passo è una dichiarazione di fiducia nel mondo. Il cammino non è mai solo un movimento nello spazio: è una forma di pensiero incarnato, una preghiera in azione, una pedagogia del tempo. Camminando impariamo la costanza, la lentezza, l’ascolto. Ogni salita educa la volontà, ogni discesa insegna la resa, ogni curva invita a cambiare prospettiva. Il cammino diventa così una scuola di presenza: ti obbliga a stare, a sentire ...

Non so pregare

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A proposito della preghiera, l'imbarazzo, di non essere capace  di pregare come si deve,  abita nel cuore di ogni credente. C'è una parte della preghiera  che ci sfugge. Non è solo esperienza umana.  Facilmente ricorriamo a preghiere scritte da altri, più sicure, che ci tolgono dalla difficoltà. Da dove si comincia? "Comincia lì dove sei, nella situazione in cui sei, con l’incapacità che ti ritrovi", ci risponde suor Chiara Amata Tognali, monaca di clausura. In una pagina ricca di sapienza, che meditano insieme, la monaca ci aiuta ad andare oltre la difficoltà iniziale. «Molte volte ho sentito esprimere questa obiezione: “Io non so pregare”. Quando non è un modo per dire che la preghiera non mi interessa, considero questa affermazione un segno buono. Fa pensare che la persona in questione, a pregare ci abbia provato, ma qualcosa le ha fatto concludere che la sua preghiera non andava bene, non era quello che avrebbe dovuto essere.  Questo benedetto “dovrebbe esse...

Consapevolezza è vita

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Essere ricchi e non saperlo è uguale  a non esserlo. È evidente, e questo spiega quanto l'inconsapevolezza ci renda poveri. La consapevolezza ci permette di essere presenti a ciò che viviamo  e capaci di goderne. Una pagina di Meister Eckhart, teologo e mistico domenicano medievale, ci mostra la forza della consapevolezza nella nostra esperienza spirituale. «Il nostro amato Signore dice qui: "Sappiate che il regno di Dio è vicino a voi". Sì, il regno di Dio è in noi, e san Paolo dice che la nostra salvezza è più vicina a noi di quel che crediamo. Dovete sapere in primo luogo come il regno di Dio è vicino a noi; in secondo luogo, quando il regno di Dio è vicino a noi. Perciò dobbiamo considerare con cura il significato. Se io fossi un re, ma senza saperlo io stesso, non sarei affatto un re. Se avessi invece la ferma fede di essere un re, e questa stessa opinione fosse creduta da tutti gli uomini insieme a me, ed io avessi per certo che tutti gli uomini lo credono, sarei da...

Serve pregare?

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Serve pregare? È una domanda che ci imbarazza sempre. Se non capiamo l'utilità di una cosa facilmente finiamo per non farla. La preghiera spesso si arena su questa domanda che difficilmente trova una risposta. Una risposta la tenta Chiara Amata Tognali, monaca di clausura. È più che una risposta, è un invito ad andare oltre la domanda. Scrive: "Mettiamoci il cuore in pace: no, la preghiera non serve a niente. Non ci consentirà di controllare il nostro destino, né quello degli altri. Non costringerà Dio a darci quello che vogliamo, non indurrà gli altri a conversione, non ci farà sentire rilassati e sereni. Sgombrato il campo da questi equivoci, abbastanza comuni, veniamo nuovamente all’interrogativo del titolo: serve a qualcosa pregare? Per rispondere suggerisco qualche rimando alla nostra esperienza quotidiana: a cosa serve tutta la bellezza profusa ad esagerazione nella natura? A cosa serve l’amore che portiamo in cuore, l’amore che le altre persone ci donano ogni giorno? A ...

La soglia

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Chiara Amata Tognali, monaca di clausura, riporta la testimonianza di una sua consorella clarissa sulla preghiera. Poche parole per raccontare la preghiera sulla soglia del mistero, quella che si attraversa dell'atto stesso di pregare. Nel momento stesso in cui la nostra preghiera incomincia è già esperienza di mistero. La preghiera è incontro? La preghiera è riposo? La preghiera è desiderio? C'è una soglia da varcare per entrare in ciò che è preparato per noi. Leggiamo insieme: "Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere" (Ap 3,8). Questa parola dell’Apocalisse, che da molto tempo custodisco nel cuore come dono speciale, mi sembra la più adatta per descrivere la mia esperienza dell’incontro con il Signore nella preghiera. Per lungo tempo ho pensato che quella porta aperta mi invitasse ad uscire da me stessa, dalle mie abitudini, dai miei preconcetti, per vivere esperienze nuove e scoprire un volto inedito di Dio e dei fratelli. E così inizialmente è st...

Giuda e noi

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Gesù ha scelto dodici discepoli che fossero missionari del Vangelo. Tra questi scelti c'è anche Giuda, che poi lo tradí. Giuda è amato, scelto ed inviato come gli altri undici. Ma rimane una pietra d'inciampo per la nostra comprensione del modo di essere e di fare di Gesù. È un'apostolo con cui in ogni caso confrontarsi. Di recente papa Leone ne ha parlato. È necessario lasciarsi aiutare dalle sue parole per approfondire il mistero e l'insegnamento che questo apostolo ha ancora da testimoniarci. "Cari fratelli e sorelle, proseguiamo il nostro cammino alla scuola del Vangelo, seguendo i passi di Gesù negli ultimi giorni della sua vita. Oggi ci fermiamo su una scena intima, drammatica, ma anche profondamente vera: il momento in cui, durante la cena pasquale, Gesù rivela che uno dei Dodici sta per tradirlo: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà» (Mc 14,18). Parole forti. Gesù non le pronuncia per condannare, ma per mostrare quanto l’am...

Ricevere vita

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Pronti a ricevere la vita: è la gratitudine che ci dona questa capacità. La gratitudine rende il passo leggero. La gratitudine apre la via alla libertà. Definita come un sentimento di affettuosa riconoscenza, la gratitudine porta vitalità e ispira riconoscenza.  Alla gratitudine dedica uno spazio di meditazione Amadeo Furlan, nella sua ricerca di radici di fecondità per il nostro vivere quotidiano. Scrive: "Non è un “grazie” educato, sussurrato per abitudine. È un’onda che nasce nel cuore e si allarga fino a toccare ogni angolo dell’esistenza. È la preghiera senza religione, la musica senza spartito, la voce di chi ha imparato che ogni istante è un dono irripetibile. La gratitudine appartiene a chi ha conosciuto la tempesta e ha scelto di non odiare la pioggia. A chi ha perso ciò che credeva insostituibile e ha trovato, tra le macerie, un seme invisibile pronto a germogliare. A chi, davanti al vuoto, ha avuto il coraggio di dire: “Questo spazio è il mio nuovo inizio”. Ringraziare ...