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Visualizzazione dei post da novembre, 2021

Rivelami il mistero

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Sapere di essere figli di Dio ci lascia continuamente pieni di stupore e di fiducia.  È da questa realtà che parte la scoperta della nostra identità più profonda, che effonde la sua luce su tutta intera la nostra esistenza.  Chiamare Dio "Padre" è il primo frutto della sua paternità. La sorgente della vita, la luce in ogni attimo di esistenza, è Padre, cioè compagnia tenera e premurosa di chi si prende cura senza sosta.  Lasciamoci accompagnare dalla voce di Paramahansa Yogananda, mistico e filosofo indù del secolo scorso, nella contemplazione della bellezza, della paternità di Dio nella nostra vita. "Amato Padre,  rivelami il mistero  della mia esistenza!  Insegnami ad adorarti  nella condizione di libertà  dal respiro e dalla morte. Consuma la mia ignoranza  nel fuoco della devozione.  Vieni nella quiete della mia anima, o Padre, vieni!  Pren­di possesso di me  e fai ch'io senta,  in me e at­torno a me,  la tua presenza perenne.  Nella solitudine della mia mente, 

Mio soffio e mia vita

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Niente come la luce rallegra il nostro cuore e i nostri occhi.  Dio è Luce. La vita cerca continuamente la luce.  La parola poetica e credente di Simeone il Nuovo Teologo, monaco della chiesa orientale morto nel 1022, mette sulle nostra labbra le parole più belle per dare voce al cuore.  Queste invocazioni, alla luce e alla sorgente della vita che è il Signore, sostengono il nostro cuore nella lotta quotidiana.  Invocare, rinnovare la memoria della promessa, ricordare le cose più preziose al nostro cuore distratto, ci apre il cammino verso il meglio e libera il cuore dalle ristrettezze del momento.  Con fiducia, con apertura di cuore alla vita e ai suoi tesori, con gli occhi rivolti al Dio vivente, diciamo: «Vieni, o vera luce.  Vieni, mistero nascosto. Vieni, tesoro senza nome.  Vieni, felicità interminabile. Vieni, luce senza tramonto. Vieni, attesa di tutti coloro che devono essere salvati. Vieni, risveglio di coloro  che sono stati addormentati. Vieni, o potente,  che sempre fai e

Quattro atteggiamenti

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Una pagina di Carlo Maria Martini ci offre una visione interessante per la nostra esperienza di questo tempo. Siamo in attesa, con gli occhi puntati al futuro per cercare finalmente il nuovo. Attendiamo tutti un cenno che ci dica che è finita la situazione di restrizione che viviamo.  Speriamo ogni giorno che tutto finalmente si sistemi e si possa riprendere a camminare senza la paura che tutto si blocchi ancora una volta.  Come vivere il presente?  Quali atteggiamenti aiutano?  Leggiamo insieme: "Sottolineo quattro atteggiamenti che, a partire dalla sua esperienza a Nazareth, Gesù sembra raccomandarci. - Il primo è quello della presenza al presente. Noi siamo sovente protesi al futuro, a quanto verrà. Talora è necessario, e tuttavia l'ansietà per il domani non deve mai distoglierci dal presente, che allora può anche essere luogo di serena programmazione. C'è un imperativo molto saggio e ricco di contenuto nell'Imitazione di Cristo: «Age quod agis!». Scrivi, canta, leg

La morte compagna

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"Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (2Tm 4,7). Così l'apostolo Paolo sintetizza in una immagine il suo percorso di vita. Vivere è combattere una battaglia per custodire i doni più preziosi, che le avversità, la sofferenza e la fatica vorrebbero rubarci.  Una battaglia, una corsa: immagini che ricordano la reale fatica di vivere, lontano da ogni romanticismo superficiale. È guerriero ogni uomo e ogni donna che in questo nostro mondo coltiva la consapevolezza del grande valore della vita, per la quale vale la pena lottare, non arrendersi, essere sempre pronti a ricominciare.  Io sono guerriero ogni volta che aggiungo vita ai miei giorni, che mi rendo più attento a gustare ogni sorso dal calice della vita. Io sono guerriero  perché lotto per la vita e non contro la vita,  per gli altri e non contro gli altri,  perché coltivo ogni occasione di bene e non vivo lasciando perdere occasioni preziose. Il guerriero ha bisogno anche del p