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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Risveglia il mio cuore!

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Il mistico indiano Paramahansa Yogananda entrò nel mahasamadhi (la cosciente uscita finale di uno yoghi dal corpo) il 7 mar­zo 1952. Ha lasciato una ricca eredità spirituale. Tra le cose più belle che ha scritto spiccano le "Meditazioni metafisiche", meditazioni in forma di preghiere che contagiano un grande desiderio di adorazione e di lode.  Leggiamone insieme una: "Ogni mattina io ti offro il corpo,  la mente e ogni mia attitudine, perché tu ne disponga,  o Crea­tore Infinito,  per esprimerti come più ti piacerà per mezzo mio.  So bene che ogni lavoro  è lavoro tuo  e che nessun compito  è troppo arduo  o troppo u­mile quand'è offerto  a te in servizio d'amore.  Divina Madre,  con spontanee espressioni  del­l'anima io ti chiedo  di poter realizzare  la tua pre­senza. Tu sei l'essenza di tutte le cose.  Fa che ti scorga in ogni fibra  del mio essere,  in ogni fram­mento di pensiero. Risveglia il mio cuore!  Amato Padre,  i canti senza parole  del mio an

Percezione divina

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Nelle parole di un maestro del nostro tempo, Carlo Maria Martini, riscopriamo il senso autentico della preghiera. La preghiera è intuito profondo dell'essere di Dio e del mio essere. La preghiera è trasparenza al divino. La preghiera è percezione. Percezione è la via dell'intuito, del cuore che arriva prima della testa. Scrive Martini: "La preghiera è, in qualche modo, l’essere stesso dell’uomo che si pone in trasparenza alla luce di Dio, si riconosce per quello che è e, riconoscendosi, riconosce la grandezza di Dio, la sua santità, il suo amore, la sua volontà di misericordia, insomma tutta la divina realtà e il divino disegno di salvezza come si sono rivelati nel Signore Gesù crocifisso e risorto. Prima ancora che parola, prima ancora che pensiero formulato, la preghiera è percezione della realtà che immediatamente fiorisce nella lode, nell’adorazione, nel ringraziamento, nella domanda di pietà a colui che è la fonte dell’essere. Emergono e si configurano come contenuti

Fiamma da fiamma

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Gesù è un nome e un uomo che tutti in questa parte di mondo conosciamo, più o meno profondamente.  Di lui si può dire ogni cosa. La parola di coloro che credono in lui e lo riconoscono Signore e maestro, possono dirci di lui cose non superficiali. Rowan Williams, arcivescovo anglicano di Canterbury, dopo aver esplorato l'espressione "credo in Dio", riflette sulla fede di chi riconosce Gesù Cristo come salvatore.  «“Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore”. Ciò che è vivo e operante in Gesù è il primo e unico “prodotto” della vita divina, generato da un amore incondizionato, indipendente dall'esistenza del mondo. E la relazione di questa realtà unica con Dio Padre non è soltanto quella di un figlio con il genitore, è piuttosto quella di una fiamma con un'altra fiamma da cui è stata accesa.  Il Figlio condivide veramente la fiamma vivente della natura di Dio senza limitazione né diminuzione, è “della stessa sostanza” del Padre; il suo carattere, o la

Abbiamo motivo di sperare

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I nostri sono tempi in cui la speranza è merce rara. Per il nostro cuore cercare motivi per sperare è prioritario. Il futuro ha oggi un volto incerto. La speranza va di pari passo con la fiducia e con una nuova capacità di "vedere" il futuro. Per la speranza bisogna faticare  a cercare come fondarla,  come dargli solidità. Rowan Williams, arcivescovo anglicano di Canterbury, esplora le ragioni per credere, cercandole nel nostro vissuto quotidiano: «"Io credo in Dio, Padre onnipotente". Perché mai dovremmo porre la nostra fiducia in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?  Ritenerlo degno di fiducia è fondato su qualcosa? L’onnipotenza di Dio si mostra nella pratica.  È la capacità illimitata di esserci, di esser fedele a un mondo profondamente instabile, ingiusto, sospettoso, ribelle,  e di stare dalla sua parte.  È la capacità di far sempre  nuovi tentativi per farcela  a ogni costo,  faticando e lottando  contro il cuore umano. Ecco perché la f