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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Credo di Malfolle

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A Malfolle, sulle colline bolognesi, c'è un eremo animato da don Arrigo Chieregatti, di cui sono stato ospite per alcuni giorni di ritiro silenzioso . Lì ho trovato questo testo. Esprime il credo che ispira la preghiera e la vita di questo luogo. Lo riporto semplicemente, perché è stato per me molto stimolante e spero che ispiri così anche altri. Io credo che ci sia un solo Dio, un'unica infinita Realtà! Io credo che l'intera Creazione sia una manifestazione di Dio, che sia fatta a sua immagine e somiglianza, che sia, nella sostanza, un tutt'uno con Dio! Io credo che la vocazione stessa della Creazione sia di essere feconda e di moltiplicarsi e che per gli esseri umani essa comprenda anche la manifestazione dell'Amore e della Compassione di Dio nelle relazioni! Io credo che gli esseri umani abbiano il dono della coscienza di sé che dà loro la possibilità di ignorare la loro vera vocazione ma anche il dono di ricordarla! Io credo che qua

Figlio mio, amato

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Leggere il vangelo è leggere nella realtà, guardando al di là dell'apparenza, vedendo oltre ciò che si vede nell'immediato. Il vangelo di Marco è essenziale, scarno, per questo prezioso, ti sfiora con la sua certezza di mostrati il cuore delle cose. Leggiamo: Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento". (Mc1,9- 11) Ancora il vangelo con la sua parola di fuoco che lascia la sua traccia dove passa. Parola detta al Figlio, parola detta me figlio. Il Padre di Gesù è "Padre nostro". Ogni parola tra il Padre e il Figlio mi riguarda, mi coinvolge, mi risveglia alla mia vera identità. Nel silenzio, nel profondo del mio cuore qualcosa vibra con intensità alla parola: "Tu sei il Figlio

Inizio del vangelo

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Il vangelo è sempre stato la mia guida principale di meditazione. Apprezzo veramente tanto molte altre scritture, ma è sempre il vangelo la scrittura fondamentale a cui ritorno dopo il mio vagabondare tra le pagine ispirate di altre tradizioni religiose. Con semplicità leggo e mi lascio coinvolgere dai sentimenti e dalle sollecitazioni interiori che ogni parola mi fa nascere nel profondo. Ad ogni lettura tutto è nuovo, perché nuove sono le risonanze che nascono in me all'ascolto di queste parole. Così inizio a leggere nella calma, con fiducia, disponibile a lasciarmi portare dove lo Spirito e la Parola vorranno condurmi. Semplicemente leggo e mi faccio accompagnare. Dal Vangelo di Marco: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che b

Gli occhi e la mente

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"Volgi lo sguardo al sole guarda la luna e le stelle, ammira la bellezza della terra verdeggiante. Adesso, pensa". (Ildegarda di Bingen) Che cosa vuol dire pensare? Cosa vuol dire meditare? Cosa significa contemplare? Questo pensiero di Ildegarda di Bingen ci apre ad una prospettiva originale e affascinante. Donna di grande intelletto e contemplativa, ci suggerisce alcune condizioni perché il nostro pensare e riflettere non sia uno sterile razionalismo, ma si apra all'oltre, alla meraviglia, alla contemplazione. Il nostro pensare ha sempre un punto di partenza, esplicito o implicito, di cui spesso non abbiamo consapevolezza. Durante un funerale la nostra riflessione si indirizza naturalmente verso la fugacità della vita, davanti ad un neonato i nostri pensieri vibrano della bellezza semplice della vita. Il nostro ragionare e riflettere non è mai neutro. C'è sempre un punto che lo prevede che ne dà la coloritura. Ildegarda propone di immergere gli occ

Viveka-discernimento

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Il primo versetto del libro biblico di Qoelet dice: "Un infinito vuoto dice Qohélet Un infinito niente Tutto è vuoto niente". (Trad. Guido Ceronetti) Il termine ebraico hevel, significa infatti inconsistenza, vuoto, vapore che scompare. Superare ciò che è apparente e superficiale, per cogliere ciò che è consistente e reale, è una delle fatiche di sempre della mente e del cuore umano. Nella tradizione induista, è fondamentale l'esperienza di discernimento (viveka). L'attenzione però non è semplicemente posta nella distinzione da ciò che è bene e ciò che male, e neanche nella scoperta di quello a cui sono chiamato oggi dal Signore. È un tipo di discernimento che sta ancora più a monte. Si tratta infatti di discernere tra il reale e l'irreale. È qui e utile chiarire tre termini: reale, irreale, illusorio. In sintesi possiamo dire che: - Reale è ciò che esiste in tutti e tre i tempi: nel passato, nel presente e nel futuro. Non ha inizio né fine. - I