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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

A ragione di te ci si innamora!

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"Attirami a te! Noi ti correremo dietro! Il re m'ha condotta ne' suoi appartamenti; noi gioiremo, ci rallegreremo a motivo di te; noi celebreremo le tue carezze più del vino! A ragione sei amato!" Si può parlare di Dio così? La Bibbia lo fa in un meraviglioso testo, il Cantico dei Cantici.  Dio e l'uomo, Dio e l'umanità, Dio e ognuno di noi: due amanti che vivono intensamente e con grande passione la loro storia. Modo azzardato, ma meraviglioso, di parlare dell'Emmanuele, il Dio con noi, il Dio per noi.  Lasciamoci coinvolgere dalla poesia del primo capitolo: "Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore. Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome: per questo le ragazze di te si innamorano. Trascinami con te, corriamo! M’introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo di te, ricorderemo il tuo amore più del vino. A ragione di te ci si innamora! Bruna sono ma bella, o figl

Oltre le notti della solitudine

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È grande la fame di speranza nel nostro tempo. Guardarsi intorno può dare un senso di instabilità. Il futuro incerto ci rende miopi e non spinge il nostro sguardo troppo lontano. Ma di speranza si vive. La speranza ci è sempre più necessaria. Ma cos'è la speranza? Ecco una riflessione di Eugenio Borgna, psichiatra, che con i suoi 92 anni, ci mostra con tanta lucidità il segreto della speranza.  Leggiamo insieme: "Cosa può mai dire la psichiatria della speranza, di questa esperienza di vita umana e cristiana che è sempre esperienza relazionale? Noi non viviamo, non dovremmo vivere, di cose effimere e contingenti ma di cose che, nascendo dal cuore, lo aprano alla speranza per noi e per gli altri. Ripensando alle cose che avrei voluto dire in questo mio fragile discorso sulla speranza ho letto alcuni testi e da questi testi vorrei stralciare alcune citazioni che mi aiutino a confrontarmi con un tema tanto vasto e articolato. Certo, la speranza umana ha un suo grande e indispensab

Sei la vita del giorno

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"Cantateci canti di Sion!", è la richiesta che gli ebrei esuli a Babilonia si sentono rivolgere  (cfr. Sal 137). Conoscere un credente fa nascere il desiderio di sentirlo cantare per la sua fede. Prima di ogni discussione o ragionamento, la fede sincera si esprime nel canto, nella lode, nella preghiera benedicente. I credenti di ogni tempo, esuli in questo mondo, hanno canti da offrire alle orecchie bisognose di consolazione di chi sta intorno.  I profeti e i mistici ci insegnano  la via del canto.    La fede canta giorno e notte,  con la voce e col cuore.  Rumi, poeta e mistico islamico del XIII secolo, ci regala un esempio affascinante di fede che canta: "Giorno e notte ti voglio  e non ho pace, giorno e notte ai tuoi piedi  chino il capo. Giorno e notte, non smetto, perché io sono folle e rendo folli  anche il giorno e la notte. Agli amanti hanno chiesto di dare in dono la vita ed il cuore: io do questa mia vita,  giorno e notte, e do questo mio cuore, e finché io non

L'amore ha reso fragile il mio Dio

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Tra i miei appunti ho ritrovato questa riflessione su Dio di Juan Arias, sacerdote e teologo spagnolo del secolo scorso. È molto esplicita nel raccontare la fede in Dio dell'autore.  Io mi riconosco in tante parti.  Ogni espressione interroga  la mia fede e il mio modo  di "immaginare" Dio. Rileggere questa pagina  nel silenzio e nella calma  apre tante porte per camminare con cuore aperto sulle vie rischiose della meditazione.  Leggiamola insieme: "Il mio Dio non è un Dio duro, impenetrabile, insensibile, stoico, impassibile. Il mio Dio è fragile. E' della mia razza. E io della sua. Lui è uomo e io quasi Dio. Perché io potessi assaporare la divinità Lui amò il mio fango. L'amore ha reso fragile il mio Dio. Il mio Dio ebbe fame e sonno e si riposò. Il mio Dio fu sensibile. Il mio Dio si irritò, fu passionale, e fu dolce come un bambino. Il mio Dio fu nutrito da una madre, ne sentì e bevve tutta la tenerezza femminile. Il mio Dio tremò dinnanzi alla morte. Non

Scampo non v’è per nessuno

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David Maria Turoldo, sacerdote e poeta, ha lasciato parole alle soglie della sua morte che ora restano testamento della sua fede e profezia del suo essere poeta. Scrive: "Nelle Scritture, al libro di Qoelet stranamente segue il Cantico dei cantici.  Indipendentemente  da qualsiasi  intenzione, ciò non potrebbe nascondere  un seducente significato?  La poesia non  racconta  ma suggerisce". Questi due libri biblici, letti e riletti, rivelano tutta la loro forza e la passione credente. "«Mi baci con i baci della sua bocca»:  così esplode il Cantico, o Qoelet:  attesa vendetta al tuo libro del Nulla?  Tu sai, o Donna, che alla tua voce  verdeggiano i deserti:  di valle in valle il vento la propaga  e anche dalle tombe la eco risponde.  Ma se il bacio è segno dell’unica Fame,  che lo stesso Amato incendia,  allora scampo non v’è per nessuno.  Voluttà di distruzione è il bacio,  desiderio di essere consumato  senza che nulla avanzi:  e dal fondo del gioco  il Nulla riappare.