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Visualizzazione dei post da gennaio, 2023

Più importante di me

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Che sia per Dio  o per un essere umano,  parlare d'amore è sempre affascinante e imbarazzante  allo stesso tempo. Per parlare dell'amore bisogna essere innamorati. Altrimenti non si conoscono le parole, mancano le parole, per dire ciò che si può solo vivere. Siamo abituati a dire con una parola troppe cose diverse che poco hanno a che fare con l'amore.  Poche sono le parole vere, necessarie, parlanti, in questo caso. Carlo Maria Martini ha una grazia particolare nell'esplorare l'amore nelle sue molteplici sfumature. Leggiamo insieme: "Che cosa è amore?  Chiamo amore  quell’esperienza intensa,  indimenticabile  e inconfondibile  che si può fare soltanto nell’incontro con un’altra persona. Non c’è quindi amore con una cosa astratta, con una virtù. Non c’è amore solitario.  L’amore suppone sempre un altro e si attua in un incontro concreto. Per questo l’amore ha bisogno  di appuntamenti,  di scambi,  di gesti,  di parole,  di doni che,  se sono parziali,  sono tut

Tu che maneggi la spada dorata

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I Ṛgveda, termine sanscrito che può essere tradotto con "Inni dei Veda" o "Inni della Conoscenza", sono un'antichissima raccolta di inni sacri induisti,  composti tra il 2000 a.C. e il 1100 a.C. Introducendo una raccolta di questi Inni, Raimon Panikkar, annota che tra la sfera celeste (divina) e la sfera terrestre, esiste una terza sfera intermedia, che è il regno dell'uomo e della sua esperienza. Così spiega il senso di questa terza sfera: "All'interno della sfera intermedia c'è un «tempio interiore, quello che dobbiamo cercare»; è da qui che contempliamo tanto la nostra esistenza quanto il destino dell'intera realtà. È la sfera della preghiera, della meditazione, della contemplazione, o semplicemente della consapevolezza personale. Non possiamo abbracciare in un unico atto la nostra vita, e tanto meno l'intera realtà. Entrambe devono andare per la loro strada, ma si dipanano davanti ai nostri occhi; noi possiamo essere consapevoli di q

Immensità in cui mi perdo

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Il 21 novembre 1904, in un monastero carmelitano, una donna francese di soli 24 anni, Élisabeth Catez, due anni prima della sua morte compose una preghiera meditativa su Dio Trinità.  È la sintesi della sua esperienza spirituale. È una visione interiore profonda  del modo di vedere Dio nella mistica cristiana, che affonda le sue radici nella Parola divina del Nuovo Testamento.  Questa giovane monaca passerà alla storia come Elisabetta della Trinità. Le sue parole sono ormai di orientamento e guida per teologici  e contemplativi del nostro tempo. Le parole di Elisabetta nascono da un'esperienza profonda di quiete  e riposo spirituale che solo chi si immerge in Dio conosce. Fai della mia anima il tuo cielo, invoca Elisabetta, che sa per fede che Dio abita in noi, è l'ospite del nostro intimità più profonda. Non ad un Dio lontano e sconosciuto, si rivolge la monaca, ma al Dio amante che prende  stabile dimora nel cuore di ogni uomo e di ogni donna che viene al mondo. Per questa in

La condiscendenza di Dio

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La mia vita. La cosa più preziosa  per me e per il mio Dio. La mia vita,  bisognosa di sostegno e difesa, affidata al mio Dio. So a chi mi affido. Così in ogni cuore  nascono parole di fiducia. Questo ogni giorno  ripeto al mio cuore. Meditare è attingere fiducia. Meditare è trovare riposo. Meditare è camminare  senza stancarsi. Dalle parole di papa Francesco mi lascio accompagnare verso la sapienza che mi spinge ad affidare la mia vita nelle mani del Signore. "«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» ( Lc 23,46). Sono le ultime parole che il Signore pronunciò sulla croce; il suo ultimo sospiro – potremmo dire –, capace di confermare ciò che caratterizzò tutta la sua vita: un continuo consegnarsi nelle mani del Padre suo. Mani di perdono e di compassione, di guarigione e di misericordia, mani di unzione e benedizione, che lo spinsero a consegnarsi anche nelle mani dei suoi fratelli.  Il Signore, aperto alle storie che incontrava lungo il cammino, si lasciò cesellare dalla v

Tempo per vivere

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Primo giorno di un anno. Si ricomincia a contare. Si ricomincia ad attendere. Si ricomincia a sperare. Guardando al nuovo anno  che inizia ascolto la voce  di Pablo Neruda  e medito: "Prenditi tempo Prenditi tempo per pensare, perché questa è la vera forza dell’uomo. Prenditi tempo per leggere, perché questa è la vera base della saggezza. Prenditi tempo per pregare, perché questo è il maggior potere sulla terra. Prenditi tempo per ridere, perché il riso è la musica dell’anima. Prenditi tempo per perdonare, perché il giorno è troppo corto per essere egoisti. Prenditi tempo per amare ed essere amato, è il previlegio dato da Dio. Prenditi tempo per essere amabile, questo è il cammino della felicità. Prenditi tempo per vivere!" In questo giorno da papa Francesco accolgo preziose indicazioni che mi aprono ad un modo più profondo di sentire il tempo che passa: “Il momento è quello che noi abbiamo  in mano adesso:  ma questo non è il tempo,  questo passa!  Forse noi possiamo sentirc