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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

Resto quieto e sereno

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Una preghiera che risveglia il nostro desiderio di quiete: "Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato  è in me l’anima mia" (Salmo 131). Quanto è necessario un tempo di quiete, quanto è desiderabile! Quiete: assenza di movimento, di turbamento, immobilità. È il contrario delle nostre abitudini. L'ansia non favorisce la quiete. La quiete è curativa per l'ansia. L'affanno non sostiene la preghiera. La preghiere cresce e si gusta  nella quiete. Un tempo di quiete fa riposare, rasserena, ricarica. Con Pablo d'Ors, sacerdote e insegnante di meditazione, fermiamoci a cogliere la preziosità di vivere un tempo di quiete nella nostra giornata: "È meraviglioso constatare che otteniamo grandi cambiamenti nella quiete più assoluta. Perché non solo il silenzio è curativo, ma anche

La Parola e le parole

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Parola e silenzio si alternano nella nostra vita. È facile essere affezionati alle parole, un po' meno al silenzio. Nessuna parola può essere detta e capita senza un silenzio che la preceda e un silenzio che la segua. La parola è indispensabile alla comunicazione, il silenzio alla comprensione. Da un maestro della Parola, Carlo Maria Martini, accogliamo l'invito  a vivere con attenzione la presenza della Parola efficace, quella di Dio per noi. «Se in principio c'era la Parola e dalla Parola di Dio, venuta tra noi,  è cominciata ad avverarsi la nostra redenzione, è chiaro che, da parte nostra, all'inizio della storia personale di salvezza ci deve essere il silenzio: il silenzio che ascolta, che accoglie, che si lascia animare. Certo, alla Parola che si manifesta dovranno poi corrispondere le nostre parole di gratitudine, di adorazione, di supplica; ma prima c'e il silenzio.  Se, com'è avvenuto per Zaccaria, padre di Giovanni Battista, il secondo miracolo del Verb

Invito alla contemplazione

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È un semplice invito alla contemplazione,  a gustare Dio  e la sua presenza nascosta  nel nostro profondo. Le parole evocano. Le parole riaccendono il desiderio. Le parole sono la porta. Il resto avviene nel silenzio. "Dalle profondità del sonno, mentre risalgo la scala a spirale del risveglio, io sussurro: Dio! Dio! Dio! Tu sei il cibo e quando rompo il digiuno della mia separazione notturna da Te, Ti assaporo e mentalmente dico: Dio! Dio! Dio! Ovunque io vada, il faro della mia mente è sempre puntato su di Te; e nel fragore della battaglia dell'attività il mio silenzioso grido di guerra è sempre: Dio! Dio! Dio! Quando sibilano violente le bufere delle prove e le preoccupazioni ululano contro di me, io copro il loro rumore inneggiando a gran voce: Dio! Dio! Dio! Quando la mia mente intesse i sogni con i fili dei ricordi, su quella magica tela io ricamo: Dio! Dio! Dio! Ogni notte, nel sonno più profondo, la mia pace sogna e chiama: Gioia! Gioia! Gioia! E la mia gioia giunge ca

Abbracciare l'incompiutezza

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"Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto;  non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me".  Così ci fa pregare il Salmo 131. Rifuggire l'autoesaltazione, le manie di grandezza, il rendere ogni cosa spettacolo, è possibile ai nostri giorni? La tentazione è sempre in agguato.  Una preghiera di José Tolentino Mendonça ci apra alla fiducia;  un modo diverso di vivere le cose è possibile. Leggiamola insieme: "Insegnaci, Signore, a non ringraziare soltanto per le grandi gioie, ma anche per quelle che sembrerebbero minuscole – quelle che non hanno lasciato in noi una vera traccia, ma che ci hanno illuminato con il loro passaggio trasparente e senza pretese; quelle visite della tua gioia che abbiamo sfiorato in uno sguardo anonimo che ci guarda con bontà, o in una parola abitata dalla gentilezza.  Insegnaci a vivere con entusiasmo le possibilità aperte dai grandi incontri, senza però sminuire la benedizione che ci viene da te in tut

La speranza mi stupisce

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"Abbiamo bisogno di speranza come la terra della pioggia" dice papa Francesco.  E continua: "La speranza non delude, è un atto di fede prendere la speranza, la più umile delle virtù, ma la più quotidiana, perché è come l’ossigeno per respirare la vita e le dà un senso. È un dono per andare avanti, per agire, per tollerare, per soffrire. Questo è un mondo pieno di delusioni. La speranza è tutti i giorni, la trovi nei piccoli angoli della tua vita e lì c’è la speranza che ti porta avanti". Quanto bisogno abbiamo oggi di sperare! Il nostro cuore ha bisogno di appoggiarsi ad una roccia salda  per reggere alle tante tempeste della vita. La speranza ci permette di vedere lontano, oltre, attraverso, le fatiche di oggi.  La speranza è un dono per andare avanti, per agire, per tollerare, per soffrire. Un monaco di Bose, Ludwig Monti, ci aiuta a riaccendere la fiammella della speranza nel nostro profondo: "Amore, fede e speranza sono le tre grandi virtù sorelle, che ci a