La Parola e le parole


Parola e silenzio si alternano nella nostra vita.
È facile essere affezionati alle parole, un po' meno al silenzio.

Nessuna parola può essere detta e capita senza un silenzio che la preceda e un silenzio che la segua.

La parola è indispensabile alla comunicazione, il silenzio alla comprensione.

Da un maestro della Parola, Carlo Maria Martini, accogliamo l'invito 
a vivere con attenzione la presenza della Parola efficace, quella di Dio per noi.

«Se in principio c'era la Parola e dalla Parola di Dio, venuta tra noi, 
è cominciata ad avverarsi la nostra redenzione, è chiaro che, da parte nostra, all'inizio della storia personale di salvezza ci deve essere il silenzio: il silenzio che ascolta, che accoglie, che si lascia animare. Certo, alla Parola che si manifesta dovranno poi corrispondere le nostre parole di gratitudine, di adorazione, di supplica; ma prima c'e il silenzio. 
Se, com'è avvenuto per Zaccaria, padre di Giovanni Battista, il secondo miracolo del Verbo di Dio è quello di far parlare i muti, cioè di sciogliere la lingua dell'uomo terrestre ricurvo su se stesso nel canto delle meraviglie del Signore, il primo è quello di far ammutolire l'uomo ciarliero e disperso (cfr. Lc 1, 20-22). 
"La Parola zittì chiacchiere mie": così Clemente Rebora, nobile spirito di poeta milanese dei nostri tempi, descrive con rude chiarezza gli inizi della sua conversione. 
Possiamo anzi dire che la capacità di vivere un po' del silenzio interiore connota il vero credente e lo stacca dal mondo dell'incredulità. 
L'uomo che ha estromesso dai suoi pensieri, secondo i dettami della cultura dominante, il Dio vivo che di sé riempie ogni spazio, non può sopportare il silenzio. Per lui, che ritiene di vivere ai margini del nulla, il silenzio è il segno terrificante del vuoto. 
L'uomo "nuovo" - cui la fede ha dato un occhio penetrante che vede oltre la scena e la carità un cuore capace di amare l'Invisibile - sa che il vuoto non c'è e il niente è eternamente vinto dalla divina Infinità; sa che l'universo è popolato di creature gioiose; sa di essere spettatore e già in qualche modo partecipe dell'esultanza cosmica, riverberata dal mistero di luce, di amore, di felicità che sostanzia la vita inesauribile del Dio Trino. 
Perciò l'uomo nuovo, come il Signore Gesù che all'alba saliva solitario sulle cime dei monti (cfr. Mc 1, 3; Lc 4; 42; 6, 12; 9, 28), aspira ad avere per sé qualche spazio immune da ogni frastuono alienante, dove sia possibile tendere l'orecchio e percepire qualcosa della festa eterna e della voce del Padre. 
Nessuno fraintenda, però: l'uomo "vecchio", che ha paura del silenzio, e l'uomo "nuovo" solitamente convivono, con proporzioni diverse, in ciascuno di noi.
Ciascuno di noi è esteriormente aggredito da orde di parole, di suoni, di clamori, che assordano il nostro giorno e perfino la nostra notte; ciascuno è interiormente insidiato dal multiloquio mondano che con mille futilità ci distrae e ci disperde. 
In questo chiasso, l'uomo nuovo che è in noi deve lottare per assicurare al cielo della sua anima quel prodigio di "un silenzio per circa mezz'ora" di cui parla l'Apocalisse (8, 1); che sia un silenzio vero, colmo della Presenza, risonante della Parola, teso all'ascolto, aperto alla comunione».

È liberante sapere che la Parola ha il potere di zittire le mie chiacchiere.

È consolante l'esperienza del silenzio che accoglie ogni Parola che porta vita.

È luminoso restare in un silenzio colmo della Presenza, teso all' ascolto, aperto alla comunione.

È tempo di ripensare al ruolo del silenzio nel nostro parlare e ascoltare.

Commenti

  1. Se in principio c'era la Parola e dalla Parola di Dio, venuta tra noi,
    è cominciata ad avverarsi la nostra redenzione, è chiaro che, da parte nostra, all'inizio della storia personale di salvezza ci deve essere il silenzio: il silenzio che ascolta, che accoglie, che si lascia animare. Certo, alla Parola che si manifesta dovranno poi corrispondere le nostre parole di gratitudine, di adorazione, di supplica; ma prima c'e il silenzio

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  2. La parola ha il potere di zittire le mie chiacchiere ,è un’arma che non so usare ,che dimentico di avere ,giro a zonzo mi occupo di cose vane mi è tanto difficile usare la parola per frenare la mia dinamicità. Signore pietà

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  3. Silenzio
    Questo è vitale
    Fermarmi senza distrazioni
    solo
    Di primo mattino
    È il mio carburante

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  4. l'uomo "vecchio", che ha paura del silenzio, e l'uomo "nuovo" solitamente convivono, con proporzioni diverse, in ciascuno di noi.
    Signore prego perché i miei silenzi siano sempre pieni della tua Parola che risana, rialza , illumina e dà speranza specie nei momenti di terrore.

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  5. Ascolto: per ascoltare ci vuole silenzio, e il silenzio è l'ascolto della Parola e bello l'esperienza del silenzio che pota via la pochezza delle mie chiacchiere.

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  6. Il silenzio è frutto di un profondo bisogno di mettere a tacere tutto, i propri pensieri, aspettative, programmi. È fermarsi per dare ascolto alla propria Essenza e lì dare voce all'unica Parola che genera vita e che in silenzio mi dice chi sono io e chi è Dio

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  7. È luminoso restare in un silenzio colmo della Presenza, teso all' ascolto, aperto alla comunione.

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  8. l'uomo nuovo, come il Signore Gesù che all'alba saliva solitario sulle cime dei monti, aspira ad avere per sé qualche spazio immune da ogni frastuono alienante, dove sia possibile tendere l'orecchio e percepire qualcosa della festa eterna e della voce del Padre.

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