Raccoglimento
Di tanto in tanto rileggo dei testi che hanno come tema lo stesso argomento: l'invito alla meditazione, al silenzio.
Lo faccio per fare memoria di questa necessità, per darmi uno stimolo a trovare al più presto un po' di tempo per la preghiera silenziosa.
Certe parole hanno potere di risvegliare il desiderio e dare forza per riprendere a praticare la meditazione.
Romano Guardini, folsofo e teologo del XX secolo, che ha speso tutta la sua vita ad insegnare e scrivere, era molto attento al tema del silenzio, della solitudine, della meditazione.
Tanti suoi testi sono un richiamo a tornare fiduciosi verso questi momenti di quiete.
Questa pagina è un invito al raccoglimento.
"Veniamo all’esercizio del raccoglimento nel senso più rigoroso della parola. Esso può assumere varie forme, che però in fondo confluiscono tutte nella stessa cosa. Esso può consistere in quanto segue: Noi corriamo alla caccia di ciò che accade; nel quotidiano fare, volere, cercare. «Raccoglimento» significa qui il tirarsi fuori da questa caccia per diventare quieti. Diventarlo nel nostro essere, nelle nostre forze, nella nostra volontà. Far penetrare la quiete sempre più profondamente in noi stessi. Noi facciamo sempre questo o quello; siamo sempre in attività, progettiamo, vogliamo, organizziamo, ci affaccendiamo. Quando non facciamo niente, diveniamo nervosi e intorno a noi sentiamo il vuoto. Si alza la voce; ci si sente a disagio, ci si annoia. E al di là di tutto l’agire e il fare, noi non siamo. Idolatriamo l’attività e perdiamo l’uomo.Raccoglimento significa qui che sappiamo, una buona volta, non tanto fare, quanto esserci. Esserci in modo quieto. Un’esistenza colma, in cui si allenta la tensione del fare e del volere. Noi tendiamo sempre a una meta, poi a un’altra ulteriore, e così di seguito. Sempre verso qualcosa che ancora non c’è. Sbrighiamo una cosa e la gettiamo alle spalle. Viviamo gli avvenimenti, rapidamente, e già essi non sono più. Così viviamo sempre scivolando fra quello che non è più e quello che non è ancora. Raccoglimento significa qui creare il presente, sostare e diventare presenti. Presenti in noi stessi. Realizzare l’«adesso» per quanto è dato in assoluto alla nostra fugacità; almeno averne l’intenzione e la disposizione. Vivere l’adesso in quiete è appunto raccoglimento. Le nostre forze sono disperse fra molti oggetti. La nostra attenzione viene attratta da mille cose. La nostra volontà e i nostri desideri sono incatenati da ogni sorta di brame. Non siamo noi che possediamo noi stessi, sono le cose che ci possiedono. La molteplicità delle cose è anzi penetrata in noi stessi, come appare dalla varietà dei nostri pensieri, dall’incrociarsi dei nostri desideri, dall’irrequietudine dei nostri sentimenti. Raccoglimento vuol dire recuperare noi stessi; richiamare le nostre forze dalla dispersione all’unità. Superare la confusione e ristabilire una tranquilla semplicità. Sgombrare il guazzabuglio, per attenerci a pochi, forti e buoni pensieri. Semplificare i nostri desideri; imparare a riposare in noi stessi senza brame, a diventare silenziosi e sereni. Raccoglimento significa imparare a essere padroni di noi stessi. Il nostro intimo è spesso oppresso da preoccupazioni; agitato da passioni; gravato dalle contrarietà e dalle sofferenze. Qui il raccoglimento significa che interiormente torniamo a noi stessi. Che in noi si levi qualcosa di profondo, che a tutte queste cose contrarie dica: questo veramente non mi appartiene. Devo sopportarlo e lo farò lealmente. Ma non sono tutt’uno con esso. C’è in me qualche cosa al di là di tutto questo. Questo qualche cosa è chiaro e forte: l’essere vivente del mio spirito. Questo vive in sé, realmente, nella sua indistruttibile essenzialità. Raccoglimento significa che io cerchi il contatto con questo centro spirituale vivente, il contatto da me stesso a me stesso. E che di lì attinga l’energia e la fiducia di rinnovarmi. Il Vangelo parla della luce interiore che è in noi e può «rischiarare tutto» [Mt 5,14-16]. Questa non è immagine, è verità. Lo spirito è luce essenziale. E chi sa liberare lo spirito, ne rimane illuminato. «Tutto il corpo illuminato» [Mt 6,22], dice il Signore".
Raccoglimento
RispondiEliminavuol dire recuperare noi stessi; richiamare le nostre forze
dalla dispersione all’unità.
Superare la confusione e
ristabilire una tranquilla semplicità. Sgombrare il guazzabuglio,
per attenerci a pochi,
forti e buoni pensieri.
Semplificare i nostri desideri; imparare a riposare in noi stessi senza brame,
a diventare silenziosi e sereni. Raccoglimento
significa imparare
a essere padroni
di noi stessi.
Qui il raccoglimento significa che interiormente torniamo a noi stessi. Che in noi si levi qualcosa di profondo, che a tutte queste cose contrarie dica: questo veramente non mi appartiene. Devo sopportarlo e lo farò lealmente. Ma non sono tutt’uno con esso. C’è in me qualche cosa al di là di tutto questo. Questo qualche cosa è chiaro e forte: l’essere vivente del mio spirito.
RispondiEliminaIl raccoglimento non è un fare il bilancio della propria vita, i nostri parametri non sono gli stessi di Dio., ma piuttosto scoprire cosa mi dà vita e cosa me la ruba, mollare tutto ciò che distrugge, che corrode il proprio spirito.
Ma non sono tutt’uno con esso.
RispondiEliminaC'è molto disincronismo,nei miei pensieri
Non parliamo delle AZIONI
Mi propongo.......ma faccio altro.
Uniformità pensiero-azione;mi sto SEMPRE allenando.........
Raccoglimento
RispondiEliminasignifica qui creare il presente,
sostare e diventare presenti.
Presenti in noi stessi.
Realizzare l’«adesso» per quanto è dato
in assoluto alla nostra fugacità;
almeno averne
l’intenzione e la disposizione.
Vivere l’adesso
in quiete
è appunto raccoglimento
Quando non facciamo niente, diveniamo nervosi e intorno a noi sentiamo il vuoto
RispondiEliminaRaccoglimento significa tirarsi fuori da questa "smania", godersi il "niente", gustare il silenzio... io non ne sono capace ma sento che è qualcosa di bello e necessario. Voglio imparare....